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Ruffini, Perdutamente, nostro docu 'pop' su Alzheimer

Ruffini, Perdutamente, nostro docu 'pop' su Alzheimer

Da 14 a 16/2 in sala delicato viaggio tra malati e chi accudisce

ROMA, 07 febbraio 2022, 17:01

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le "nostre esperienze non devono andare perdute, devono essere una linea tracciata per dare aiuto e dignità a chi verrà dopo". Le parole di Franco, che ha dedicato gran parte della sua vita a prendersi cura della moglie Teresa (sperando all'inizio anche di poterla guarire), alla quale a soli 30 anni era stato diagnosticato l'Alzheimer, danno il senso di Perdutamente, il nuovo documentario di Paolo Ruffini e Ivana De Biase, in arrivo con un'uscita evento il 14,15 e 16 febbraio distribuito da Luce Cinecittà.
    L'attore e regista ci guida in un viaggio di conoscenza delicato, commovente e profondo tra malati e famigliari investiti da questa malattia neurodegenerativa. "Non ho avuto un contatto personale con questo dramma, ma ho pensato che fosse urgente raccontare queste storie, soprattutto dopo gli ultimi mesi - spiega Ruffini parlando con i giornalisti -. Si parla tanto di malattia ma non di salute, di morte ma non di vita".
    Qui si mostra come "l'amore in tante forme sopravviva sempre e possa crescere anche attraverso chi vive questo percorso, dai malati a chi li accudisce, mogli, mariti, figli, nipoti… Anche per questo è bello che esca a San Valentino". Dopo l'uscita evento in sala, il film non fiction (prodotto da Ruffini con Nicola Nocella per Vera Film, insieme a Well See, in collaborazione con la Fondazione Polli Stoppani e con il contributo di Roberto Cavalli) passerà su Sky e tornerà in sala a marzo, poi arriverà anche sulla Rai. Perdutamente "non è una documentario di divulgazione, e non volevamo assolutamente fosse un film patetico, l'avevamo anche promesso a tutte le persone che hanno condiviso le loro storie - aggiunge Ruffini -. C'è lo stesso approccio pop che ho usato in 'Up&Down' ( film non fiction dedicato a chi vive, lavora, ama, con la sindrome di down, ndr)".
    Nel viaggio di realizzazione del film, durato 20 mesi, "ho capito subito che andava sradicata un'idea che avevo anch'io.
    L'Alzheimer non è legato solo alla vecchiaia, e tocca in tante forme differenti la vita nella sua interezza".
   

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