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De Kooning e l'Italia, tra nuovi inizi e scoperte

De Kooning e l'Italia, tra nuovi inizi e scoperte

Alle Gallerie dell'Accademia di Venezia fino al 15 settembre

VENEZIA, 20 aprile 2024, 17:20

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

L'intima tensione tra la storia artistica e millenaria di Roma e New York, la città del futuro, dove alla fine Willem de Kooning era giunto dopo essersi imbarcato su una nave, senza documenti per l'immigrazione, dall'Olanda verso gli Stati Uniti nel 1926. Per ottenere la cittadinanza americana dovrà attendere il 1962 al culmine della carriera. C'è forse questo, nelle parole dell'artista quando, in una intervista nell'inverno del 1959, disse: "Sentivo di dover tornare subito a Roma, perché la città mi aveva fatto un'impressione enorme".
    De Kooning, icona dell'arte moderna statunitense, assieme a Pollock e Rothko, conosceva bene l'Italia e la sua tradizione pittorica - note le visite compiute al Metropolitan Museum assieme all'amico Arshile Gorky - e tra il 1950 e il 1956 aveva visto le sue opere esposte in tre Biennali a Venezia, ma solo nel 1959 aveva avuto occasione di recarsi in Italia per la prima volta, per poi tornarci dieci anni dopo, invitato al Festival dei Due Mondi di Spoleto.
    I momenti della vita e della ricerca dell'artista legati ai due lunghi soggiorni sono al centro della mostra "Willem de Kooning e l'Italia", a cura di Gary Garrels e Mario Codognato, alle Gallerie dell'Accademia, a Venezia, organizzata in collaborazione con la Fondazione intitolata all'artista, fino al 15 settembre (catalogo Marsilio Arte). L'esposizione è una delle punte di diamante della vasta offerta di eventi e rassegne dedicati all'arte moderna e contemporanea presenti a Venezia nel periodo della Biennale d'Arte.
   

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