Reclutavano cittadini stranieri, ospiti del Centro di accoglienza straordinaria di Monastir, per farli lavorare in nero in aziende agricole del sud Sardegna. La Polizia di Stato ha smantellato l'intera organizzazione: cinque gli arresti eseguiti all'alba dalla Squadra mobile di Cagliari, tutti pakistani con permesso di soggiorno in Italia e dimora nel capoluogo sardo, accusati di aver costituito e organizzato un'associazione a delinquere finalizzata all'intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro nero, con violazione dei contratti nazionali e delle norme sulla sicurezza del lavoro.
Guadagnavano in media 5 euro l'ora per lavorare dalle 8 alle 10 ore al giorno in almeno 12 aziende agricole dell'hinterland di Cagliari, nel Parteolla, nel Sulcis e nel Campidano: raccoglievano carciofi e altri ortaggi in piccoli appezzamenti di terra, ma venivano impiegati anche nei vigneti nelle operazione più umili ma anche più faticose. Sono oltre 50 i migranti reclutati e sfruttutati in campagna dall'organizzazione criminale smantellata questa mattina all'alba dalla squadra mobile di Cagliari. Vertice e componenti dell'associazione a delinquere sono tutti cittadini pakistani con regolare permesso di soggiorno in Italia. Cinque i fermi, uomini di età compresa tra i 25 e i 43 anni. Due di loro vivevano a Donori, altri due a Settimo San Pietro mentre il quinto era ospite del Centro di accoglienza di Monastir. Denunciati dalla polizia altri due pakistani sorpresi mentre portavano i migranti a lavorare nei campi con dei furgoni. Dodici le aziende agricole finite sotto indagine, con titolari e dipendenti, per sfruttamento del lavoro nero, tra queste anche alcune cantine di prestigio
Venivano reclutati all'interno del Centro di accoglienza straordinario di Monastir i migranti sfruttati per lavorare in nero nei campi dall'organizzazione criminale gestita da cittadini pakistani e smantellata oggi dalla squadra mobile di Cagliari. Le indagini, condotte dalla seconda sezione coordinata dal dirigente Fabrizio Mustaro, sono scattate nel giugno scorso quando uno dei migranti ha denunciato le condizioni in cui era costretto a lavorare, protestando in particolare per la paga 'da fame'.
Si è così scoperto come venivano gestite le giornate. Ogni mattina i migranti venivano prelevati nel Cas o in altre abitazioni in cui alloggiavano in provincia di Cagliari e portati nelle varie aziende agricole della zona a bordo di furgoni. Iniziavano a lavorare alle 5 del mattino sino al pomeriggio quando i membri dell'organizzazione tornavano a prenderli e li riaccompagnavano al Cas. "I migranti venivano sfruttati, e questo è un dato di fatto, ma non c'era alcuna forma di violenza nei loro confronti - ha precisato il dirigente della squadra mobile Fabrizio Mustaro in conferenza stampa - L'organizzazione non si preoccupava minimanete delle spese per il cibo, erano i lavoratori a doversi procurare i pasti di ogni giorno".
Dopo la prima protesta per la paga, i migranti erano riusciti ad ottenere dall'organizzazione un piccolo aumento: da 5 a 6 euro l'ora per chi era ospite del Cas e 6,50 euro per quelli che vivevano in alloggi esterni. Due dei fermati gestivano società paravento di intermediazione lavoro: "Parlando con gli imprenditori proponevano lavoratori con contratto e poi quelli in nero", ha spiegato Mustaro, sottolineando che durante le perquisizioni di oggi sono stati sequestrati cinque libri mastri in cui erano annotati i nomi dei lavoratori, le paghe giornaliere e il totale della settimana.
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