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Consiglio veneto vota per la detraibilità delle spese per consumi culturali

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Consiglio veneto vota per la detraibilità delle spese per consumi culturali

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

approvata proposta di legge Scatto da inviare al parlamento nazionale

05 marzo 2024, 16:58

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(Arv) Venezia 5 mar. 2024 –     Biglietti del cinema, abbonamenti teatrali, spese per visite guidate, laboratori e iniziative culturali dovrebbero essere spese detraibili dal reddito, come le spese mediche o quelle per lo sport dei figli. È quanto propone il progetto di legge approvato all’unanimità dall’assemblea legislativa del Veneto, su proposta della presidente della commissione Cultura Francesca Scatto (Lega-Lv), e inviato al Parlamento nazionale. “Se la cultura è un bisogno primario della persona, come afferma la nostra Costituzione, va riconosciuta e tutelata come la salute”, ha spiegato in aula la relatrice Scatto. “Le spese per i consumi culturali devono essere considerate dallo Stato alla stessa stregua di quelle per le cure mediche, per i farmaci, per l’istruzione e il benessere psicofisico della persona. Per questo proponiamo al Parlamento una legge di novellazione che integri la tipologia di agevolazioni fiscali previste nel Testo unico delle imposte sui redditi e consideri detraibili anche le spese per consumi culturali. La competenza in materia fiscale è solo statale – ha aggiunto - pertanto ci affidiamo alla determinazione dei nostri parlamentari di ogni colore politico, per un intervento di equità fiscale che avrebbe una ricaduta importante nell’incentivare i consumi culturali e nel promuovere sviluppo nel Paese”.

La proposta di legge statale approvata specifica le spese individuali che dovrebbero essere detratte nella dichiarazione dei redditi, senza tetto di spesa o soglie di reddito Isee: 1) l’acquisto di biglietti d'ingresso a musei, mostre, esposizioni, accesso a parchi, giardini, dimore storiche e ad altri beni monumentali; 2) la partecipazione a visite guidate a città, siti culturali, archeologici, paesaggistici  ed ambientali; 3) la partecipazione ad attività formative, workshop, laboratori e altri eventi promossi da istituti di cultura riconosciuti, enti pubblici ed enti privati che svolgono attività nel settore culturale; 4) l'acquisto di biglietti d'ingresso a spettacoli cinematografici e dal vivo; 5) l'acquisto di abbonamenti cinematografici e per stagioni di spettacolo dal vivo; 6) l'acquisto di libri, riviste culturali e di opere audio o video protette da diritti d'autore; 7) l'acquisto di quote associative annue di partecipazione ad associazioni culturali; 8) il microfinanziamento di iniziative di crowdfunding, finalizzate alla realizzazione di progetti.

“L’impatto ipotizzato per il bilancio dello Stato nell’esercizio in corso è di 40 milioni di euro di minori entrate – calcola Scatto - Una cifra consistente solo in apparenza, perché in realtà il peso delle detrazioni sarebbe compensato dall’effetto ‘volano’ che tale misura determinerebbe sul comparto culturale, incentivando l’attività di sale cinematografiche, teatri e spettacoli dal vivo, nonché gli investimenti di privati nella valorizzazione e riqualificazione del patrimonio artistico, monumentale e museale del nostro territorio: tutte attività caratterizzate da una intrinseca fragilità strutturale, sempre a rischio di squilibrio finanziario; ma se consideriamo la cultura come un bene vitale, un fattore di benessere sociale, di civiltà e di sviluppo anche economico, abbiamo il dovere di favorirne l’accesso e di incentivarne il consumo, in chiave universale ed egualitaria”.

Per Elena Ostanel (Il Veneto che vogliamo), vicepresidente della commissione Cultura del Consiglio veneto e correlatrice del provvedimento, “il progetto di legge statale va nella direzione giusta, perché la cultura genera il 10 per cento del Pil nazionale. Ricordo che per ogni euro speso in cultura si genera valore aggiunto per 1,8 euro. Purtroppo - ha aggiunto- il governo regionale si sta dimostrando poco sensibile verso il lavoro culturale: con 3 euro e mezzo pro capite il Veneto occupa l’ultimo posto in classifica per investimenti in cultura, e permette che nelle aziende partecipate che promuovono attività culturali prevalgano contratti non corretti e paghe salariali non adeguate. Ricordo che il comparto cultura in Veneto occupa oltre 135 mila persone, per il 76 per cento donne, purtroppo spesso con contratti precari o in subappalto”.

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