L'uomo considerato come una specie
fluviale. Su questo assunto si sviluppa il saggio 'Uomini e
fiumi: storia di un'amicizia finita male', edito da Rizzoli,
scritto da Stefano Fenoglio, professore ordinario all'Università
di Torino, al dipartimento Scienze della vita e biologia dei
sistemi e cofondatore del Centro per lo studio dei fiumi alpini.
Il saggio ripercorre la storia del rapporto tra l'uomo e i
fiumi, "una buona strada - spiega Fenoglio, in un post sul suo
profilo FacebooK - per provare a ristabilire con loro quel patto
di amicizia che ci ha portato lontano".
I fiumi ricorda Fenoglio - hanno stimolato la nascita delle
città e di società sempre più complesse e strutturate,
l'espansione dei commerci e dei trasporti, l'evoluzione
tecnologica e delle conoscenze, l'incremento demografico e il
miglioramento delle condizioni di vita. In questo testo si
ripercorre brevemente la plurimillenaria storia di amicizia tra
uomo e fiumi, con capitoli che trattano i diversi aspetti di
questo indissolubile e asimmetrico rapporto ed in cui si
alternano ricostruzioni storiche, approfondimenti scientifici,
aneddoti ed esperienze personali dell'autore".
Sono tante le domande alle quali nel libro si trova una
risposta. Si capisce, ad esempio, perché le Piramidi sono sorte
in Egitto e non nella vicina Mesopotamia, oppure perché la prima
linea aerea italiana collegava Torino e Trieste e si comprende
cosa fare per evitare le alluvioni. "In questo periodo di
drammatico e rapido cambiamento climatico, con l'inasprirsi
delle secche e delle alluvioni, con il deteriorarsi della
qualità e della quantità delle acque, - osserva Fenoglio - la
gestione dei fiumi riveste un ruolo di assoluta e primaria
importanza".
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