"E' insopportabile non sapere chi
ha agito in quel modo e perché". Gli amici di Stefano Leo, il
33enne di Biella ammazzato il 23 febbraio a Torino con una
coltellata alla gola in lungo Po Machiavelli, ai Murazzi, a un
mese esatto dalla tragedia chiedono risposte. "In suo ricordo -
dichiarano all'ANSA - abbiamo portato un palloncino rosso lungo
il fiume. Confidiamo nel lavoro degli inquirenti e nella
segnalazione di chiunque abbia visto o sappia qualcosa. Noi ci
speriamo".
Stefano è stato ucciso in lungo Po Machiavelli, mentre andava
a lavorare. Un testimone ha raccontato che indagano
sull'accaduto di aver visto un uomo allontanarsi.
I carabinieri, coordinati dai pm Enzo Bucarelli e Ciro
Santoriello, hanno analizzato i filmati delle telecamere della
zona, hanno sentito familiari, amici e colleghi e attendono che
il cellulare del ragazzo, un i-phone inviato a Berlino, venga
sbloccato. Nessuna ipotesi viene scartata. Stefano era arrivato
a Torino a Natale, dopo due anni trascorsi in Australia.
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