Serve il merito per garantire la
competenza di chi è chiamato a svolgere determinate funzioni e
per fare progredire la società. Ma bisogna garantire anche la
parità della linea di partenza a tutti. Ne ha parlato il
costituzionalista Sabino Cassese, nella "Lezione Giorgio Fuà
2024", dedicata al grande economista marchigiano (che lo stesso
Cassese riconosce come suo maestro), tenuta oggi presso la
Facoltà di Economia dell'Università Politecnica delle Marche,
dove il giurista è stato docente dal 1962 al 1974 e poi preside
dal 1970 al 1074.
Cassese ha elencato i principi delle scelte basate sul
merito: competizione aperta a atutti, presenza di determinati
requisiti, prove che misurino le competenze con rigore
matematico, giudizi espressi da una commissione indipendente. la
competizione, ha ammonito, "deve essere vera: lo è se ci sono 10
posti a disposizione e 100 concorrenti, non è completa se ci
sono 10 posti e 10 concorrenti". Il concorso, ha argomentato,
dovrebbe essere "un imbuto", una forma di selezione che c'è nei
regimi costituzionali.
"Il settore pubblico, che è il più grande datore di lavoro -
ha aggiunto - dovrebbe usare la competizione". Che non c'è - ha
sottolineato - "se si accede con la stabilizzazione dei precari,
con concorsi riservati oppure se c'è lo scorrimento della
graduatoria, una frase oscura dietro la quale si cela questa
realtà: c'è un concorso per 30 posti, ma 300 persone vengono
giudicate idonee e alla fine vengono tutte assunte". Il
risultato - ha ironizzato Cassese - sono "le domande che abbiamo
visto in questi giorni negli esami per i docenti". In un mondo
dove "tutti sono promossi" e "tutti sono idonei dobbiamo essere
sicuri che chi ci opera lo sappia fare. Lo stesso nel caso dei
calcoli per un ponte o per la sottoscrizione di un titolo di
debito pubblico". Il rischio è che venga a mancare
"quell'affidamento su cui si basa la società".
Certo, studiare in certe scuole o certe università è "un
privilegio": sta alla Repubblica italiana garantire che tutti
siano "sullo stesso punto di partenza. Per arrivare al traguardo
ognuno usa poi le sue forze". Un principio fondamentale che è
racchiuso nell'art. 3 comma 2 della Costituzione. "L'articolo 3
dice che tutti sono uguali davanti alla legge - ha seguitato
Cassese -, un principio di uguaglianza formale, è un po' come
dire che tutti sono liberi di dormire in un palazzo oppure sotto
i portici. A fare la differenza è il secondo comma, con
l'impegno della Repubblica a promuovere condizioni di
uguaglianza sostanziale, la parità della linea di partenza".
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