La famigliola di cinghiali di La
Spezia, chiusi da giorni nel parco della Maggiolina "vanno
catturati e liberati nei boschi: contrariamente a quanto dicono
gli enti cosiddetti 'competenti' si può e si deve per non
incorrere nel reato di maltrattamento". Lo scrive in una nota
l'Osservatorio Savonese Animalista (Osa) commentando la
'reclusione' cui è ancora sottoposta la famiglia di cinghiali
composta da due scrofe e otto cuccioli all'interno del parco in
centro alla Spezia.
Secondo l'Osservatorio "sarebbe inutile e crudele catturarli
e poi ucciderli. Si tratta di animali intelligenti e sociali,
che tengono memoria del trauma subito e probabilmente non
torneranno più. E' inoltre possibile che trasmettano ai compagni
di branco un messaggio di pericolo associato alla zona di
cattura. La vera soluzione dell'allontanamento degli ungulati -
scrive Osa - potrebbe invece essere quella di costringere le
squadre locali dei cacciatori-cinghialisti, con i propri cani
debitamente a guinzaglio, a sorvegliare periodicamente gli alvei
dei torrenti e spingere i branchi verso i boschi, rendendo
quindi le periferie cittadine inavvicinabili ai selvatici". Osa
invita infine gli animalisti spezzini alla massima sorveglianza:
"spesso, fino ad oggi, gli animali catturati con gabbie e non
fucilati sul posto vengono affidati ad aziende di macellazione -
conclude - o, peggio, a campi di addestramento per cani da
cinghiale".
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