La situazione dello sblocco dei
lavori per il Terzo Valico nel tratto genovese non c'è ancora,
con i 300 lavoratori in cassa integrazione per 13 settimane
deciso dal Consorzio Tunnel dei Giovi. Il caso nasce dal fatto
che CTG avrebbe chiesto al COCIV, che coordina l'opera, una
variante in corso d'opera che significa più costi. E su questo
punto si sta lavorando per trovare una soluzione per non
ritardare i lavori e rispettare il cronoprogramma con la
consegna a fine 2024. Una partita complicata: c'è capire quale
soggetto interverrà economicamente per gli extra costi. "Ritengo
che le condizioni per il riavvio dei cantieri ci siano tutte,
considerando anche il confronto in atto tra il general
contractor e il Ctg guidato dalla Pizzarotti'', aveva detto nei
giorni scorsi la viceministra per le Infrastrutture e trasporti,
Teresa Bellanova. In questi giorni il Commissario Straordinario
del Terzo Valico Calogero Mauceri sta parlando con tutti i
soggetti interessati per sbloccare la situazione, ma i sindacati
non vogliono che siano i lavoratori a pagare il prezzo dello
stallo. "E' impensabile che centinaia di lavoratori siano
costretti alla cassa integrazione in un progetto finanziato e di
rilevanza nazionale" spiegano Fulvia Veirana, segretario
generale Cgil Liguria, Laura Andrei, segretario generale Filt
Cgil Liguria e Federico Pezzoli, segretario generale Fillea
Liguria.
"Basta col gioco delle parti, le dichiarazioni, le frenate e le
fughe in avanti. I lavori del Terzo Valico sono ormai il teatro
dell'assurdo: un'opera che tutti, a parole, dicono di volere.
Un'opera che ha i finanziamenti a disposizione e che si ferma
perché 300 lavoratori vengono messi in cassa integrazione. Per
cosa? Perché il General Contractor e l'impresa realizzatrice
sono in conflitto tra loro", aggiungono il segretario generale
della Cisl Liguria Luca Maestripieri e il segretario generale
della Filca Cisl Liguria Andrea Tafaria.
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