(ANSA) - NAPOLI, 14 FEB - La sezione Lavoro della Corte di
Cassazione ha accolto il ricorso di 15 lavoratori esposti ad
amianto e affermato anche un principio di risarcimento danni,
oltre il cosiddetto "beneficio contributivo". Lo rende noto in
un comunicato, l'avvocato Ezio Bonanni, presidente
dell'Osservatorio Nazionale Amianto.
Durante il primo e il secondo grado di giudizio venne accertato
che gli operai erano stati esposti a concentrazioni di 100 ff/ll
(fibre/litro), nella media delle otto ore lavorative
giornaliere, e per oltre dieci anni, e molti dei loro colleghi
erano già deceduti per le malattie asbesto correlate, tra cui
mesotelioma, tumore del polmone ed altre malattie causate
dall'amianto. La sentenza del Tribunale di Salerno, avallata
dalla Corte di Appello, che aveva sostenuto che le maggiorazioni
contributive dovute a chi è stato esposto ad amianto, dovevano
essere calcolate con un coefficiente utile solo per un piccolo
aumento di pensione, ma non per il prepensionamento, era stata
un duro colpo per i lavoratori, molti dei quali ancora in
attività. "Il verdetto è stato contestato dall'avvocato Bonanni,
- spiega la nota - il quale ha impugnato la decisione innanzi
alla Suprema Corte che ha accolto il ricorso ribadendo che i
benefici contributivi INPS sono un risarcimento anche per coloro
che ancora non si sono ammalati, e che comunque, hanno diritto
al prepensionamento, perchè le fibre di amianto causano danno
alla salute anche prima della diagnosi di una delle malattie
che, purtroppo, successivamente, provocano quasi sempre il
decesso della vittima". (ANSA).
