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Tra Jeep e fuoristrada, alla scoperta dello spirito degli Usa

Tra Jeep e fuoristrada, alla scoperta dello spirito degli Usa

All'Easter Safari oltre 20mila fuoristrada tra sassi e canyon

MOAB (Utah), 09 aprile 2023, 15:28

dell'inviato Francesco Fabbri

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Si parte per gli Usa, destinazione Moab. Pieno Utah. Un paesino di cinquemila anime che ogni anno per Pasqua diventa il palcoscenico di uno dei maggior raduni di off-road degli States, l'Easter Jeep Safari.
    La manifestazione, giunta ormai alla 57ma edizione, è nata per volontà della community Jeep ma negli anni ha accolto anche gli appassionati di altri marchi di fuoristrada, diventando un vero e proprio festival che accoglie oltre ventimila veicoli.
    Un'occasione imperdibile per visitare, anche, una zona di solito poco battuta dal turismo europeo. La lontananza può scoraggiare, ma le meraviglie dal punto di vista naturalistico ci sono, eccome. E i tracciati per provare e provarsi sugli sterrati più impegnativi, anche. Noi partiamo da qui.
    Già arrivare è un'esperienza nell'esperienza: tre aerei e le lunghe attese negli aeroporti, oltre trenta ore. Roma-Parigi, poi Parigi Salt Lake City. Quando sembra fatta, manca soltanto l'ultima ora nei cieli per varcare la soglia di Moab, complice un ritardo, la coincidenza salta. "Il prossimo aereo è domani", dice schietta l'addetta al desk ormai vuoto.
    Troppo tardi, è necessario trovare un'alternativa. Adesso.
    L'alternativa è Joe, ultrasettantenne con cappellino d'ordinanza e camiciona di flanella, che con il suo van percorre la tratta in "sole" cinque ore. Attraversiamo lo Stato, mentre il sole tramonta. Nell'ultima ora di viaggio, l'unica luce è quella dei fari che illuminano la strada. E' buio quando arriviamo a destinazione.
    La mattina dopo, al risveglio, appare l'imponente teatro naturale di montagne di roccia rossa visto in mille tra film e documentari. Moab si estende per un paio di chilometri lungo la statale solcata dai truck, gli enormi camion con rimorchio americani. Il resto sono piccole vie residenziali. Un paio di parchi giochi, tre supermercati, innumerevoli punti di ristoro.
    A una ventina di chilometri da qui si apre il paradiso per chi ama il fuoristrada. Chilometri e chilometri di rocce, sassi, sabbia. Pietre lisce ed improvvisamente aguzze, gradoni alti metri, discese ripidissime e salite scoscese. Più è difficile e più piace. Jeep e fuoristrada vari qui si concentrano da tutto il Paese per percorrere in carovana le valli e i canyon. Non ci sono premi, nessuna coppa, né trofei all'Easter Jeep Safari.



    Soltanto il piacere di percorrere insieme un tratto di strada, provare le proprie auto e mostrare l'abilità al volante.
    L'incognita meteo ha un ruolo determinante. Da queste parti il tempo cambia spesso. Nella prima giornata passiamo da una fitta nevicata, che in pochi minuti ammanta tutto l'intorno, celando alla vista le tante asperità del suolo, al sole accecante. Senza farci mancare la pioggia battente e il vento strappatutto. Nulla che impensierisca i tanti giunti a Moab, che - anzi - si fomentano davanti alle difficoltà.
    Dopo alcune ore di nulla intorno, soltanto la nostra carovana, improvviso il traffico. Sembra strano, nel deserto: almeno una cinquantina di auto sono incolonnate sul ciglio del sentiero. Fuoristrada di ogni tipo, colore, forma. Uno, su tutti, attrae l'attenzione: un gigantesco pick-up Ram V8, 6.4 di cilindrata, sei metri di lunghezza, che traina nel deserto una roulotte da off-road, con ruote tassellate e livrea mimetica.
    Oltre dieci metri, nel complesso. E' di un americanone di mezza età, proporzionato al veicolo, con occhiali a specchio e fare spiccio, che controlla ogni minuzia.
    Il primo della fila dei 4x4 che si snoda nel deserto è davanti a uno strapiombo. Procede lento, ma non frena. Perché quello strapiombo deve superarlo, e dopo di lui tutti quelli a seguire. Un salto di almeno dieci metri di altezza - come tre piani di un palazzo - da percorrere nello spazio di venti. Una discesa su gradoni di roccia liscia, larghi meno di cinque metri, incastrati tra i due fianchi della montagna. Tutti, uno dopo l'altro, sfilano giù. Con le auto che si inclinano, si impuntano su tre ruote, cigolano, ma non si arrestano. Sullo strapiombo arriva anche il gigantesco Ram con rimorchio.
    L'americanone al volante studia il tragitto, e lascia il pedale del freno. Una ruota, poi l'altra, inizia la discesa. Il muso del pick-up sembra annusare la strada per quanto è inclinato, quando ancora la roulotte non ha neppure iniziato la discesa.
    Ora arriva il punto più critico: l'avantreno tocca il pianoro e il rimorchio inizia a scendere. Il gancio di traino raschia appena sui sassi, ma con un sapiente colpo di volante, il mezzo ritorna in sesto. Ancora qualche metro, il Ram riprende la discesa, ripida ma meno marcata. Il rimorchio è in salvo.
    L'americanone raggiunge il piano. Scende. Controlla. Tutto è a posto. Si può proseguire.
    Anche noi, ultimi della fila, scendiamo per il dirupo al volante di una Jeep Rubicon 20th Anniversary. Un'auto nata per l'off-road, che non si intimidisce davanti a nulla. Noi, un po' meno.
    La sera l'appuntamento per tutti è davanti a un hamburger gigante e a un infinito boccale di birra in uno dei tanti locali di Moab, a raccontarsi come è andata la giornata, a ridere e scherzare, pensando già al giorno seguente. All'Easter Jeep Safari si trova davvero lo spirito dell'America. 

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