(di Alessandra Magliaro) "Napoli è
anarchica ma non rivoluzionaria, non è una città ribelle, si
adatta alle condizioni di vita" dice in un'intervista all'ANSA
Francesco Patierno che nella selezione Ufficiale della Mostra
del cinema di Venezia (29 agosto - 8 settembre) porta il
documentario Camorra con la voce narrante e le musiche di Meg
dei 99 Posse. E' un film di solo archivio Rai Teche, prodotto da
Todos Contentos Y Yo Tambien Napoli con Rai Cinema,
"selezionando immagini da oltre 100 ore di materiale,
recuperando anche cose mai viste prima, come le immagini girate
all'interno dei 'bassi', incuriosito dai registri in cui sono
annotati i materiali a disposizione". Patierno, da autore di
rango (sin dall'esordio pluripremiato di Pater Familias) cui
piace il linguaggio del documentario (La guerra dei vulcani sul
triangolo Rossellini, Bergman, Magnani, Diva!del 2017) prosegue
la lettura della sua città, storica e sociale insieme, che aveva
cominciato in Naples '44 sull'occupazione alleata. In Camorra
"racconto la Napoli tra il 1960 e il 1990 e lo sviluppo della
criminalità organizzata senza esaltazioni, fascinazioni di
sorta, nè ideologie, nè moralismi semmai con uno sguardo pietoso
tutto documentato dalle immagini delle Teche Rai e dalle
interviste sul campo dei giornalisti Rai, usate come strumento
emotivo il più onesto possibile. Una camorra prima di Gomorra".
Il film in questo senso risulta una sorta di omaggio a cronisti
come Joe Marrazzo e Luigi Necco, Gianni Bisiach e a programmi
storici come Az, un fatto come e perchè e Telefono Giallo.
L'anno di svolta fu il 1960, ci racconta Patierno che lo ha
scritto con Isaia Sales, "quando boss mafiosi vennero mandati
nelle carceri campane. Lì la camorra, fino ad allora malavita di
campagna, di territorio, senza struttura, senza cupole viene
contaminata e assorbe i codici mafiosi, lascia la 'guapponeria'
al teatro e fa il salto di qualità con contrabbando di sigarette
e di droga come esplicitamente un camorrista spiega alle
telecamere Rai nel cimitero delle Fontanelle, luogo di riunioni
oggi recuperato". I ragazzini della Paranza (già si chiamava
così negli anni '60 e '70) cominciano da piccoli ad arrangiarsi
con rapine, spacci ad adattarsi ad una vita che sembra definita,
mamme con dozzine di figli, bocche da sfamare, condizioni
igieniche fuori controllo. "Uno status quo quasi passivo in cui
un sindaco come Valenzi - spiega Patierno citando immagini del
documentario - avvalla il contrabbando di sigarette per le
strade della città, come mezzo di sostegno per due - tre mila
famiglie e quindi per l'economia cittadina". Altri due i fatti
di cronaca che segnano svolte: l'avvento di Cutolo che si oppone
alla mafia con la Nuova Camorra Organizzata che dava 'dignità'
ai piccoli camorristi (con brani della storica intervista di
Marrazzo dietro le sbarre con quella lucida pazzia da leader) e
soprattutto il sequestro dell'assessore Ciro Cirillo da parte
delle Brigate Rosse con una trattativa che vede coinvolti
servizi segreti, istituzioni e camorra. Oltre alla devastazione
del terremoto del 1980. "Non ci sono sparatorie, è un film duro
ma senza sangue, solo mostra come si è vissuto, quali contrasti
sociali, quale unicità ha sempre avuto questa città", conclude
Patierno. E oggi? "sono fiducioso, Napoli sta cambiando, a
cominciare dalla gestione legale e sana economicamente della
squadra di calcio gestita da Aurelio De Laurentiis. Noto che sta
cambiando la mentalità, diventata attrattiva per i turisti che
incontri nei vicoli dove hanno aperto ristoranti e alberghi
stellati: la legalità porta soldi, risana".
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