La curva epidemica sta calando in
tutta Italia e l'allentamento, seppure lieve, delle misure di
contenimento riporta a galla il tema, in realtà mai sopito, del
rientro in presenza a scuola. "Al momento non è stata presa
alcuna decisione, c'è una discussione in corso. Con molta
gradualità vorrei che fossero riaperte anche le scuole
superiori. Se si allentano le misure, anche la scuola ne deve
far parte, non può esserne esclusa", dice con decisione stasera
la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina.
In realtà sembra tramontare nel governo l'ipotesi di un
ritorno sui banchi ai primi di dicembre, caldeggiato dalla
ministra: accogliendo le istanze dei presidenti di Regione,
l'esecutivo sarebbe più propenso a riaprire le aule dal 7
gennaio, a festività concluse. Ma la ministra Azzolina
sottolinea che si parla di riapertura "con gradualità" e che
sulla riapertura a dicembre o gennaio "i trasporti non
incidono". "Tra l'altro - fa notare - il problema trasporti non
riguarda le scuole elementari nè le medie. Riguarda è vero le
scuole superiori, ma non in tutta Italia in modo uniforme": il
lavoro va fatto "nelle grandi città, qui si deve intervenire
ulteriormente".
A darle man forte è la ministra alle Pari opportunità e la
Famiglia Elena Bonetti: "Mi aspetto un piano di organizzazione
dei trasporti locali e dei servizi sanitari dedicati per la
scuola che permetta di arrivare già dai primi giorni di dicembre
ad una forma di didattica quanto meno integrata per le scuole
che adesso sono in dad al 100%". Insomma, la ministra ribadisce,
ancora una volta, che il problema non è la scuola ma quello che
le ruota intorno, ovvero i trasporti troppo affollati e servizi
sanitari dedicati fin troppo carenti. "La scuola è una priorità
e il ritorno alla didattica in presenza un'urgenza educativa per
i nostri ragazzi - aggiunge Bonetti -Non c'è tempo da perdere,
ogni giorno di scuola in presenza è un giorno guadagnato per il
futuro dei nostri ragazzi e vale tutto il nostro lavoro e il
nostro impegno al governo".
Realistico il presidente dell'Anp (Associazione nazionale
presidi) Antonello Giannelli: "Mi sembra improbabile riuscire a
tornare a una didattica in presenza prima di Natale. Infatti i
problemi collegati alla presenza non affliggono tutti i
territori allo stesso modo, come il trasporto pubblico. Ma se
vogliamo prendere una decisione univoca sarà difficile, ripeto,
prima di Natale". "Certo auspichiamo che appena possibile si
torni alla scuola in presenza ma solo se verranno soddisfatte le
condizioni di cui parliamo da molto - aggiunge Giannelli - la
riorganizzazione del traporto pubblico e quella dei servizi
sanitari territoriali nonché la reperibilità dei supplenti,
perché nelle scuole circa un quarto dell'organico non è composto
da docenti di ruolo. C'è una difficolta quest'anno a reperire i
supplenti anche perché le persone sono meno disposte a spostarsi
in presenza della pandemia. Questo significa che in molte scuole
non si riesce a garantire l'orario pieno. E poi c'è un altro
problema, bisogna essere in grado di garantire le supplenze dei
docenti nel momento in cui vengono posti in quarantena".
Intanto in Piemonte, ora zona arancione, i genitori degli
studenti torinesi costretti ancora a seguire le lezioni a
distanza si preparano alla protesta contro la decisione della
Regione di proseguire con la dad anche per gli studenti di
seconda e terza media nonostante l'allentamento delle misure.
"Riaprono i negozi al dettaglio e i ragazzini non tornano in
classe? Chiediamo che la Regione Piemonte rimuova immediatamente
questa restrizione", è l'appello lanciato dai genitori degli
studenti, che minacciano di bombardare di mail il governatore
Cirio. Su change.org una petizione a favore delle lezioni in
presenza sta raccogliendo migliaia di adesioni. Anche la
dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo 'Tommaseo'
Lorenza Patriarca, che è anche consigliera comunale del Pd, ha
scritto al presidente della Regione. "Le chiedo di spiegare ai
miei 312 studenti di seconda e terza media in Dad perché mai
dovrebbero continuare ad osservare le disposizioni di legge e
seguire le lezioni a distanza, invece di scendere tutti in
strada seguendo l'esempio di Anita e Lisa che protestano per
chiedere di dare priorità alla scuola. Come educatore le chiedo
di chiarire le ragioni della sua scelta", scrive.
Intanto per effetto del declassamento cromatico di alcune
regioni, rimangono da domani con la didattica a distanza
3.320.958 alunni, mentre rientrano in classe 719 mila.
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