E' un fenicottero rosa, parte di
un disegno fatto da Martina Rossi, il simbolo dell'associazione
di promozione sociale che prende il nome dalla 20enne genovese
morta a Palma di Majorca il 3 agosto 2011 precipitando dal
balcone di un albergo mentre cercava di fuggire a un tentativo
di stupro da parte degli aretini Luca Vanneschi e Alessandro
Albertoni, come ha confermato la Corte di Cassazione dopo anni.
L'associazione è stata lanciata dai genitori di Martina, Bruno
Rossi e Franca Murialdo, con un convegno al Cap di Genova a cui
hanno partecipato magistrati, avvocati, associazioni, centri
antiviolenza.
"L'obiettivo è che che la morte di Martina possa essere di
aiuto per qualcun altro - dice il papà Bruno - da un punto di
vista giuridico ma anche psicologico ed economico perché non
tutti possono affrontare dieci anni di processi come abbiamo
fatto noi". L'associazione funzionerà come uno sportello di
assistenza grazie a una rete di soggetti che ha portato analisi,
idee e proposte. Sono intervenuti magistrati (fra gli altri gli
ex procuratori Francesco Cozzi e Michele Di Lecce), poliziotti e
rappresentanti di associazioni e collettivi.
Il procuratore aggiunto Ranieri Miniati ha detto che "in
provincia di Genova le denunce per i reati collegati alla
violenza di genere sono cresciute da 600-700 del 2018 fino a 900
nel 2021. Potrebbe sembrare un dato negativo ma ci auguriamo che
sia il segnale di un cambio culturale che fa emergere reati un
tempo chiusi dentro le case". Per il responsabile del pronto
soccorso del Galliera Paolo Cremonesi "servono più posti nelle
case protette. C'è un'assistenza psicologica per vittime di
violenza ma il percorso deve continuare anche fuori".
Ariela Giacometti, del collettivo femminista Non una di meno,
ricorda che "troppo spesso si parla di violenza di genere come
un fenomeno di devianza ma questo è sbagliato. Secondo noi la
violenza di genere è una manifestazione dei rapporti
storicamente diseguali tra i sessi come dice anche la
convenzione di Istambul. La società è incentrata su una
disparità e questo porta alla violenza di genere".
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