Pino D'Angiò, uno dei cantanti
italiani più conosciuti al mondo, è tornato dopo mille traversie
di cui non nasconde nulla: numerose operazioni di cancro alla
gola, un tumore polmonare, un sarcoma, un infarto e un arresto
cardiaco. "La malattia? Per adesso - risponde ironico - è sette
a zero per me, ma so che prima o poi vincerà".
Raggiunto un successo straordinario con "Ma quale idea" negli
anni 80, oggi - quasi senza corde vocali - si ripresenta sulla
scena artistica con l'autopubblicazione "Jazz donne fragole &
ombrelli" più due album di 11 audio-poesie ("Poesie a Bocca
Chiusa"), trasmesse su Rai RadioUno.
"Il nuovo Album - dice D'Angiò - è di Jazz Buffo, canzoni
belle e divertenti, senza piagnistei e messaggi finti. Un album
divertente e politicamente molto scorretto, e me ne vanto. Non
sono una pecora del gregge".
Con "Ma quale idea" riuscì a vendere milioni di copie in
tutto il mondo e ad andare in classifica in Inghilterra. Ma
D'Angiò (all'anagrafe Giuseppe Chierchia), precursore del
fenomeno dei rapper, ha decisamente cambiato genere. "Rifare un
Rap, io, oggi? Sarebbe copiare me stesso", dice convinto. "Sto
restituendo la musica a quelli fra i 30 e i 60 anni. Ne erano
stati privati, esclusi, con me si divertono e si commuovono da
capo".
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