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Palestinesi arrestati, sit-in all'Aquila, 'bolla mediatica'

Palestinesi arrestati, sit-in all'Aquila, 'bolla mediatica'

Striscione davanti Tribunale 'no a complicità Italia e Israele'

L'AQUILA, 12 marzo 2024, 14:03

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

"No all'estradizione di Anan Yaeesh. No alla complicità tra Italia e Israele". Uno striscione grande è comparso di fronte al tribunale dell'Aquila dove oggi, in sede di Corte d'Appello, verrà discussa la revoca della misura cautelare di Yaeesh, il 37enne palestinese arrestato il 27 gennaio scorso su richiesta delle autorità israeliane che ne chiedono l'estradizione. Il giovane, peraltro, è stato raggiunto da un'altra misura cautelare, emessa dal gip dell'Aquila, in cui si ipotizza l'associazione a delinquere con finalità di terrorismo.
    "Quello che è avvenuto ieri è solo una bolla mediatica: un pretesto per riuscire a evitare l'estradizione, ma al contempo mantenere buoni rapporti con Israele". A parlare è Khaled El Qaisi, ricercatore italo-palestinese residente a Roma che alla fine dell'estate scorse era stato fermato al valico di frontiera con la Giordania. "Assistiamo da parte del governo - prosegue il ricercatore, oggi all'Aquila - al tentativo di evitare di condannare Israele e mettere nero su bianco le motivazioni della mancata estradizione, ossia che nelle carceri israeliane non viene rispettato alcun tipo di diritto".
    "Evidentemente - aggiunge El Qaisi - questo governo vuole mantenere i rapporti con Israele, vuole evitare di rifiutare le motivazioni e quindi va a cercare tecnicismi ossia va, probabilmente, a creare questo caso mediatico per poi rifiutare l'estradizione in base all'articolo 8 della Convenzione europea delle estradizioni che detta, sostanzialmente, che nel caso vi sia un processo in corso per lo stesso reato per cui viene chiesta l'estradizione, quest'ultima si può evitare".
    "Aggiungiamo anche - prosegue - che si va a contestare anche mediaticamente ciò che non è contestato neanche dal diritto internazionale secondo cui la Cisgiordania è un territorio occupato e il diritto alla resistenza, nei territori occupati, è sancito dal diritto internazionale, dalla carta dell'Onu e da risoluzioni delle Nazioni Unite. Ci si muove verso la possibilità di creare questa bolla mediatica da un lato e dall'altro delegittimare azioni di contestazione e protesta".
   
   

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