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Il mondo dell'auto deluso dal Dl Rilancio

Subito incentivi, incomprensibile in Italia non si faccia nulla per il settore

Amalia Angotti TORINO

 Il mondo dell'auto, deluso dal Dl Rilancio, alza la voce in difesa del settore e ricorda al governo che "non è più rinviabile un'importante campagna di incentivi per la rottamazione". Una strada che altri Paesi in Europa stanno già seguendo. Lo scenario, come spiega l'Aci, è quello di un "annus horribilis" con il mercato delle quattro ruote che rischia di "toccare il livello più basso mai registrato da inizio secolo".

"Abbiamo accolto con sorpresa, delusione e, soprattutto, grande preoccupazione la scelta del Governo, nel Decreto Rilancio, di limitarsi al rifinanziamento del fondo per l'acquisto di autoveicoli a basse emissioni. Si tratta di un intervento poco significativo per un'effettiva ripartenza del settore automotive nel nostro Paese", affermano le tre principali associazioni dell'industria automobilistica italiana, Anfia, Unrae e Federauto, che giudicano "incomprensibile come in Italia non si faccia nulla per salvare un settore strategico e si preferisca andare incontro al rischio di deindustrializzazione". Una protesta non isolata. Anche il Centro Studi Promotor ricorda che "in tutta Europa sono allo studio incentivi che prevedano un consistente contributo a coloro che acquisteranno una vettura Euro 6 con qualsiasi tipo di motorizzazione e rottameranno una vettura di almeno 10 anni di anzianità".

Secondo il Centro Studi Promotor, "la formula più opportuna da seguire è quella dei primi incentivi alla rottamazione del 1997 che prevedevano un contributo per chi acquistava una vettura nuova con contestuale rottamazione di un'auto con oltre 10 anni di anzianità, contributo vincolato alla concessione di uno sconto di pari entità da parte del venditore della vettura nuova". L'esito allora fu molto positivo: "gli incentivi - spiega - determinarono un incremento delle immatricolazioni del 38,8%, non costarono nulla all'Erario in quanto la spesa venne più che ampiamente coperta dal maggior gettito Iva derivante dalle vetture immatricolate in più. Secondo Banca d'Italia determinarono un incremento del Pil di 0,4 punti percentuali".

Anfia, Unrae e Federauto non chiedono soltanto gli incentivi, ma anche lo sviluppo delle infrastrutture e la revisione della fiscalità sulle auto per un adeguamento a livello europeo- "Il settore automotive italiano - spiegano - è impegnato a incoraggiare il processo di elettrificazione della mobilità e lo testimoniano gli ingenti investimenti che la filiera italiana ed europea sta compiendo. Purtroppo, le condizioni non sono più quelle di qualche tempo fa, sono profondamente mutate". Anfia, Federauto e Unrae prevedono "in assenza di interventi mirati, una chiusura del mercato auto 2020 con 500.000-600.000 unità in meno rispetto all'anno precedente, che determinerà un mancato gettito Iva di circa 2,5 miliardi di euro. Il rallentamento delle vendite, che il meccanismo in vigore di bonus-malus non è sufficiente a contrastare, sarà responsabile di un mancato rinnovo del parco circolante che, in riferimento alle auto, a fine 2019, per il 32,5% è ancora costituito da auto ante-Euro 4 e, dato ancor più preoccupante, per il 57% da vetture con oltre 10 anni di anzianità".

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