Il rettore dell'Università di
Trieste, Roberto Di Lenarda, ha conferito la laurea magistrale a
ciclo unico in Giurisprudenza Honoris Causa all'ex presidente
della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, e al presidente della
Repubblica, Sergio Mattarella. Durante la proclamazione
nell'aula magna dell'ateneo è stata proiettata la foto risalente
al 13 luglio 2020 quando i due presidenti si tennero per mano a
Basovizza.
"Sergio Mattarella e Borut Pahor - si legge nella motivazione
- hanno saputo coraggiosamente ripudiare la prospettiva angusta
dell'egoismo nazionalistico, per perseguire invece una politica
di riconciliazione, retta sulla creazione e sul consolidamento
di spazi e di simboli dedicati alla memoria collettiva, quale
fondamento di autentica pace tra i popoli. Due statisti che
hanno interpretato l'amor di patria in una dimensione europea
alta, così contribuendo a trasformare la frontiera adriatica, da
territorio di aspro conflitto etnico e culturale, ad area di
dialogo, di cooperazione e di amicizia, nella comune coscienza
dei diritti umani e nella luce delle libertà democratiche".
"In questi anni, Slovenia e Italia, hanno sviluppato un
dialogo costante e fruttuoso, alimentato dalla consapevolezza
che la comune adesione e appartenenza alla casa europea e ai
valori euro-atlantici rappresentino quell'elemento identitario
che rafforza nei nostri Paesi lo sguardo verso il futuro. La
riconciliazione con la storia non ci libera dal dovere di
conoscerla e di ricordare, come Borut Pahor ha più volte
sottolineato. Non conduce a letture di comodo del passato né
relativizza le responsabilità di ciascuno, ma ci consente di
coltivare sentimenti di rispetto per le sofferenze di ciascuno,
in luogo di nutrire rancore e contrapposizione. Si iscrive in
questo processo il Giorno del Ricordo, istituito dal Parlamento
italiano nel 2004 e che richiama, in particolare, le sofferenze
delle popolazioni istriane-giulianedalmate", ha detto
Mattarella. "Ricordare gli avvenimenti, che hanno così
profondamente inciso con dolore sulla vita delle popolazioni al
confine orientale, significa anche rispettare i patimenti
altrui", ha aggiunto il capo dello Stato.
"Volgendo lo sguardo al cammino compiuto, in Europa, appare
fuori da ogni dubbio che la Repubblica di Slovenia e la
Repubblica Italiana debbano essere orgogliose delle mete
raggiunte in questi anni. Incontrarsi non è stato scontato e non
sono mancate incomprensioni lungo il percorso; difficoltà che,
tuttavia, non hanno impedito ai nostri Paesi di progredire
costantemente, dando vita a un partenariato profondo e
articolato che ci vede lavorare fianco a fianco sui temi
prioritari dell'agenda europea e internazionale. Non è stato
agevole. Tanto più assume valore quanto realizzato dai nostri
Paesi", ha osservato Mattarella. "Il progetto europeo - ha poi
sottolineato - è più che mai imprescindibile e urgente, alla
luce anche della brutale e ingiustificabile aggressione della
Federazione Russa ai danni dell'Ucraina. Ciò vale non solo nei
confronti di Ucraina, Moldova e Georgia, ma soprattutto dei
Paesi dei Balcani Occidentali che oltre venti anni addietro
hanno iniziato questo impegnativo percorso di integrazione".
"La guerra non è inevitabile. Abbiamo sempre la possibilità,
e anche il dovere morale, di cercare i modi per rafforzare la
pace e la sicurezza, la democrazia e il benessere. Abbiamo
dimostrato che, insieme, possiamo farlo per un comune futuro
europeo. Per proteggere la pace e la sicurezza, per il bene dei
nostri figli, non abbiamo altra scelta se non continuare a
dimostrare di volta in volta a noi stessi e al mondo intero che
una pace duratura europea e mondiale è necessaria e possibile",
ha detto Pahor, pronunciando la sua lectio magistralis. "Tutto
ciò che abbiamo fatto con l'amico e presidente della Repubblica
Sergio Mattarella - ha spiegato - lo abbiamo fatto perché
crediamo nella pace duratura e nel sacro dovere degli uomini di
Stato di adoperarsi in suo favore al meglio delle loro capacità.
Questo è il loro dovere morale. Come ci siamo confidati quando
quel lunedì 13 luglio 2020 rientravamo a casa, a Roma e a
Lubiana, sentivamo un profondo senso di appagamento e
soddisfazione". Anche in quel caso, è uno dei passaggi della
lectio, "è stato confermato ancora una volta che la
pacificazione e la riconciliazione sono possibili solo
attraverso l'eterna ricerca della verità, il suo riconoscimento
e il perdono".
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