(ANSA) - ROMA, 03 APR - Dopo il calcio, anche il golf negli
Usa scende in campo per la parità salariale. La nazionale a
stelle e strisce di Rapinoe e compagne ha fatto scuola nel mondo
dello sport declinato al femminile: le calciatrici al termine di
anni di battaglie, anche legali, hanno chiuso un accordo con la
US Soccer Federation da 24 milioni di dollari di risarcimento
per la discriminazione subita in carriera, con l'impegno di
equiparare gli stipendi a quelli dei giocatori della nazionale
maschile. Adesso è il turno del golf. Nonostante gli sforzi e il
cambio di passo arrivato nel 2022, è ancora enorme la differenza
di trattamento riservata ai big del green rispetto a quello
dalle proette negli Usa. E tra le golfiste americane c'è anche
la campionessa olimpica di Tokyo, Nelly, la minore e più forte
delle sorelle Korda, anche n.2 del ranking mondiale.
Dai 367 milioni di dollari del 2021, i montepremi complessivi
del PGA Tour (il massimo circuito americano maschile del golf)
nel 2022 hanno raggiunto quota 427.000.000. Con una "borsa"
media, per torneo, pari a 9.100.000 dollari. Una cifra quasi
cinque volte superiore a quella del LPGA Tour che quest'anno si
contendono 85,7 milioni totali in 34 eventi ufficiali. Numeri sì
da record per la più importante organizzazione statunitense del
golf femminile ma la differenza - ancora evidente - è tutta nei
numeri. Il The Chevron Championship, primo Major femminile del
2022 in corso in questi giorni a San Francisco con 19 tra le
migliori 20 giocatrici al mondo, garantisce un montepremi
complessivo di 5.100.000 dollari (in crescita di 1.900.000
rispetto al 2021), di cui 750.000 andranno alla vincitrice. In
campo maschile, nel 2021, lo US Open così come il PGA
Championship, mettevano in palio 12.000.000 totali contro gli
11.500.000 del Masters e dell'Open Championship. Niente a che
vedere, dunque, seppur lo US Women's Open, altro evento in rosa
del Grande Slam, quest'anno promette 10.000.000 di dollari
contro i 5.500.000 del 2021. Anche in risposta all'avanzata
economica della Superlega araba, il PGA Tour ha alzato
notevolmente la posta in palio coinvolgendo sempre più aziende e
sponsor. E il The Players Championship, che s'è giocato in
Florida lo scorso marzo, ha raggiunto cifre record (20.000.000
di dollari di montepremi, di cui 3.600.000 sono andati
all'australiano Cameron Smith, che ha fatto sua la
competizione). Non solo: nel golf femminile, chi quest'anno
vincerà il CME Group Tour Championship riceverà 2.000.000 di
premi in denaro contro i 18.000.000 che invece si porterà a casa
chi farà sua la FedEx Cup in ambito maschile.
Non proprio un "equal pay". Una vicenda finita sotto i
riflettori anche dei media: il New York Times ha scritto che
nonostante "i premi in denaro e le sponsorizzazioni nel golf
femminile siano in crescita", il gap per quel che riguarda il
trattamento riservato agli uomini rispetto a quello ricevuto
dalle donne, è ancora enorme. Restano comunque notevoli gli
sforzi intrapresi dal LPGA Tour che ha rinsaldato la sua
partnership con KPMG, trovando sostegno anche da una nota
azienda sanitaria. Altro tema al centro delle rivendicazioni è
quello delle mamme-golfiste. In passato, campionesse come Annika
Sorenstam e Lorena Ochoa sono state costrette a ritirarsi dalla
scena per avere figli. Nel 2018, Stacy Lewis (capitano degli Usa
alla Solheim Cup 2023), ha avuto il timore di comunicare ai suoi
sponsor di essere in dolce attesa per paura di perdere quanto
concordato con loro. Vicende anacronistiche, che ora il golf
femminile sta contrastando fortemente.
Passi in avanti per le proette americane, ancora però troppo
lontane dai colleghi uomini. Con la speranza che la parità
salariale da eccezione (vedi la nazionale di calcio femminile
negli USA) possa trasformarsi in regola. Non solo in America.
(ANSA).