(ANSA) - PALERMO, 30 NOV - "Per le donne africane non potere
allattare i propri figli rappresenta un vissuto drammatico.
Molte migranti, vittime di ripetute violenze in Libia prima di
imbarcarsi verso l'Europa, contraggono il virus dell'Hiv. Da
dodici di loro e da una donna palermitana, seguite nel reparto
di Malattie infettive dell'ospedale Civico di Palermo, è venuta
la richiesta di volere allattare i loro bimbi. Grazie alla
terapia anti retrovirale è iniziata questa analisi. Nessun dei
piccoli è stato contagiato". Tullio Prestileo, medico dell'Unità
operativa malattie infettive dell'ospedale Civico e presidente
dell'Anlaids Sicilia ha presentato oggi lo studio retrospettivo,
che sarà pubblicato in una rivista scientifica, condotto su 13
pazienti e che ha portato a risultati "che sfatano - osserva -
una serie di pregiudizi".
Analisi condotta con i medici Adriana Sanfilippo, Lorenza Di
Marco e Antonina Argo. "Il contagio da Hiv nei neonati può
avvenire attraverso la placenta, durante il parto o durante
l'allattamento - dice Prestileo -. Numerosi studi hanno
dimostrato che la terapia anti retrovirale seguita dalla
gestante è fondamentale per prevenire nuove infezioni infantili.
Durante la cura la carica virale è pari a zero. Grazie a questo
studio osservazionale è stato dimostrato anche il rischio di
trasmissione durante l'allattamento non c'è".
L'osservazione è stata condotta nel periodo arzo 2017-giugno
2021. Tutte le donne hanno dato il loro consenso alla raccolta
di dati anonimi. Le 13 donne sono di età compresa tra i 18 e i
34 anni (età media 26 anni): due italiane e undici africane di
Nigeria, Costa d'Avorio, Ghana, Mali, Camerun e Senegal. Il
tempo trascorso in Italia è tra 6 e 72 mesi (tempo medio 17
mesi). A quattro delle 13 donne è stato diagnosticato l'Hiv
durante le prime 10 settimane di gravidanza. Tutte sono state
avviate alla terapia antiretrovirale. Il tempo di allattamento
al seno è stato, in media, di 5 mesi con un intervallo di 6
settimane. Solo in un caso è stato interrotto perché nel
frattempo una delle pazienti aveva contratto il Covid19. Nessun
bimbo è stato contagiato.
"Questo studio deve servire anche per sfatare una serie di
pregiudizi sull'Aids - aggiunge Prestileo - Abbiamo messo in
piedi una terapia per le donne in gravidanza da una ventina
d'anni. Nel nostro centro, dove abbiamo seguito migliaia di
persone sieropositive, tutti i bambini nati sono sieronegativi.
Nell'ultimo anno nella struttura sono stati 21 i casi accertati
di Aids: 8 giovani omosessuali, 3 uomini tra i 55 e i 60 anni
che non avevano mai avuto nessun sintomo e hanno affermato di
non avere avuto rapporti a rischio. Altri dieci sono migranti di
cui sette donne e tre uomini. Due dati non vanno sottaciuti: da
quanto è scoppiata la pandemia la richiesta di controlli nel
nostro centro si è ridotta del 70%. Negli ultimi mesi ogni
settimana riscontriamo 1 o 2 casi di sifilide". (ANSA).