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'Dal vestito al ballo,in Iran non c'è nessuna libertà'

La testimonianza di Hasti,fermata più volte è fuggita a Istanbul

Redazione ANSA ROMA

(ANSA) - ROMA, 03 OTT (di Valentina Roncati) 

"Ho dovuto lasciare l'Iran in fretta perché non avevo sicurezza, mi controllavano il telefono, WhatsApp, il profilo Instagram, mi hanno minacciato, arrestato e percosso. Non c'è libertà per nessuno, ogni voce contraria incontra l'arresto o la morte; ballare, cantare e vestirsi come si vuole sono cose proibite e considerate contro il sistema". A parlare all'ANSA è Hasti Diyè, 39 anni, ballerina e, oggi, insegnante di francese a Istanbul dove è fuggita.
"Hanno arrestato molti ballerini negli ultimi anni - racconta la giovane donna - la libertà di scegliere l'abbigliamento non esiste né per le donne né per gli uomini, soprattutto con l'arrivo del presidente Raisi queste repressioni sono aumentate molto e la polizia della moralità arresta, picchia e talvolta uccide le persone, soprattutto le donne. Hanno creato un crimine chiamato "essere contro il regime", quindi se ti considerano "contro" ti arrestano con una violenza che può persino ucciderti e nessun tribunale che giudichi il tuo operato. Le famiglie degli oppositori uccisi non possono vedere i corpi dei loro cari nè possono seppellirli". Hasti è stata fermata in diverse occasioni, spesso perchè accusata di non indossare abbigliamento consono o di non portare correttamente il velo "ogni volta mi hanno colpito, schiaffeggiato e preso a calci. Ma tutto questo non mi ha fatto piangere - spiega - mentre ho pianto quando hanno iniziato ad umiliarmi, a insultarmi e a farmi domande insolenti". La giovane attivista racconta che in Iran ci sono molte persone che sostengono la Repubblica islamica "perché hanno paura di un Iran non islamico o perché dipendono economicamente dal sistema ma, soprattutto negli ultimi anni, la maggioranza della società è contraria al regime che arresta e condanna giornalisti, attivisti per i diritti delle donne, degli omosessuali o è chi è contrario al velo obbligatorio".
In seguito all'uccisione di Mahsa Amini da parte delle pattuglie della cosiddetta polizia morale "la gente è scesa in piazza, arrabbiata e stanca, gradualmente queste proteste si sono diffuse nel Paese anche perchè siamo stanchi di quarantaquattro anni di repressione, non abbiamo libertà di vestirci e di parlare, siamo attanagliati da gravi problemi economici. Vogliamo liberarci da questo regime di carnefici, siamo nati liberi e vogliamo morire liberi", scandisce l'attivista in un post lanciato su Instagram.
"Ma stiamo combattendo a mani nude e loro sono armati e non hanno paura di uccidere. Abbiamo bisogno che le nostre voci siano ascoltate dalla comunità internazionale. Abbiamo bisogno del vostro aiuto reale, non di pesanti sanzioni contro l'Iran come è stato fatto in tutti questi anni, sanzioni che hanno reso la popolazione iraniana sempre più povera. Speriamo di liberarci di questo regime, ma con l'aiuto dell'intera comunità internazionale", conclude Hasti.
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