di Stefano Secondino
(ANSA) - SHARM EL-SHEIKH, 22 NOV - La Cop27 di Sharm
el-Sheikh, chiusa ieri, ha dato al mondo la linea sul clima.
Nessuno è del tutto contento. Il ministro dell'Ambiente,
Gilberto Pichetto, oggi ha parlato di "bilancio in chiaroscuro":
bene gli aiuti, male la mitigazione. Ma piaccia o no, adesso un
programma di lavoro per i prossimi 12 mesi c'è. Il problema è
che bisogna attuarlo.
A Sharm si è deciso di mantenere il riscaldamento globale
entro 1,5 gradi; istituire un fondo per ristorare le perdite e i
danni del cambiamento climatico nei paesi più vulnerabili;
investire fortemente sulle rinnovabili; aumentare gli aiuti ai
paesi in via di sviluppo per le politiche climatiche, in
particolare il fondo da 100 miliardi di dollari all'anno
previsto dall'Accordo di Parigi; ridurre la produzione di
elettricità con il carbone.
La sfida è enorme. L'Organizzazione meteorologica mondiale
calcola che nel 2021 solo in Asia i danni del riscaldamento
globale sono arrivati a 35,6 miliardi di dollari. E lo strumento
di aiuti per i loss and damage varato dai paesi ricchi del G7,
il Global Shield, ha stanziato appena 200 milioni di dollari.
L'Organizzazione meteorologica mondiale ha reso noto che gli
ultimi 8 anni sono stati i più caldi di sempre. Il documento
finale della Cop27 dice che, con gli attuali impegni di
decarbonizzazione (Ndc) presi dai paesi nell'ambito dell'Accordo
di Parigi, le emissioni al 2030 saranno tagliate solo dello 0,3%
rispetto al 2019, invece che del 43%, come servirebbe per
rispettare il limite di 1,5 gradi. L'aggiornamento di questi
impegni entro la Cop28 del 2023 a Dubai sarà la scommessa dei
prossimi 12 mesi.
Nel documento finale della Cop27 si dice che per raggiungere
l'obiettivo di zero emissioni al 2050 bisogna investire fino al
2030 4.000 miliardi di dollari all'anno in fonti rinnovabili, e
da 4.000 a 6.000 miliardi in "economia a basse emissioni di
carbonio".
Quest'ultima è una formula ambigua, che lascia la porta
aperta agli investimenti sul gas naturale. Questo riduce le
emissioni rispetto al carbone (molto usato nei paesi in via di
sviluppo), ma non le elimina. E' una delle tante concessioni che
il documento finale fa agli stati produttori di idrocarburi e
alla lobby dell'oil & gas. L'altra è la mancanza di qualsiasi
cenno ai combustibili fossili, nonostante l'India e altri 80
paesi avessero chiesto di inserire la loro eliminazione. Per
queste ragioni l'Onu, la Ue e la maggior parte degli esperti
hanno definito "deludente" la Cop sul fronte della mitigazione,
cioè del taglio delle emissioni.
Tutte le grandi potenze, Usa, Cina, Ue e India, hanno
comunque ribadito a Sharm il loro impegno per la
decarbonizzazione. Resta da vedere cosa faranno nei prossimi 12
mesi. E soprattutto, se i paesi sviluppati aumenteranno come
promesso gli aiuti ai paesi poveri. Il portavoce del ministero
degli Esteri cinese, Mao Ning, ha detto che "la tabella di
marcia per il raddoppio dei finanziamenti globali non è ancora
chiara, il che non favorisce la costruzione di fiducia reciproca
tra nord e sud".
Entro la Cop28, a novembre, dovrà essere pronto il progetto
del nuovo fondo per i loss and damage. A Sharm si è deciso di
formare un Comitato transitorio che porti a Dubai il disegno del
nuovo strumento. Il Comitato dovrà avere 24 membri, 10 dai paesi
sviluppati e 14 dai paesi in via di sviluppo.
Per Yang Fuqiang dell'Università di Pechino, "i dettagli di
come realizzare il nuovo fondo non sono definiti, né lo è il
modo di quantificare i danni causati dalla crisi climatica.
Questo rende difficile il funzionamento del meccanismo, e lascia
spazio ai paesi ricchi per manovrare". L'inviato italiano sul
clima, Alessandro Modiano, teme che "l'istituzione del nuovo
fondo sia così complessa che richiederà chssà quanto tempo".
(ANSA).