Destinazioni - Comune

Gambatesa

Luogo: Gambatesa (Campobasso)
Gambatesa (Iammatése in molisano) è un comune italiano di 1.513 abitanti della provincia di Campobasso, in Molise. Dista dal capoluogo circa 36 chilometri ad est e circa 10 chilometri dal confine tra Molise e Puglia. Posto sulla collina e immerso nel verde, offre un'ampia visuale sul lago di Occhito; ha un'estensione di 43 km². Geografia Clima Cittadini illustri Prosdocimo Rotondo, nato a Gambatesa il 14 aprile 1757, avvocato e patriota, giustiziato a Napoli il 30 settembre 1799 come aderente alla repubblica napoletana. Tradizioni Le "Maintonate": la sagra delle "Maintonate" è la più antica e caratteristica manifestazione popolare di Capodanno, che coinvolge l'intera popolazione. Si svolge dalla sera del 31 dicembre alla sera del primo gennaio di ogni anno, ed ha come palcoscenico le piazze, le strade, i vicoli e le soglie delle case di amici, parenti e autorità. La "maintonata", eseguita dal cantore e accompagnata da un gruppo di suonatori, è un componimento poetico improvvisato e gli argomenti sono i più svariati e sempre nuovi: si cantano virtù e vizi di grossi e piccoli personaggi, di belle ragazze e di gentili signore, accentuandone l'aspetto umoristico o il comportamento tipico di ognuno, e talvolta il tutto è condito da un'ironia che può raggiungere anche toni aspri e polemici. La sera di San Silvestro, gruppi di gambatesani, organizzati in "squadre" con alla testa il cantore, escono nelle strade e iniziano il giro del paese eseguendo gradite e allegre "marcette". Giunti davanti alle soglie delle case di amici e parenti e di autorità, il cantore dà sfogo al proprio estro poetico cantando peste e corna di ogni componente della famiglia. Terminate le Maintonate, viene aperta la porta e offerto a tutta la squadra da mangiare e da bere. Per quanto riguarda la strumentazione musicale è possibile incontrare vere e proprie bande musicali, l'organetto abruzzese, sonagliere, acciarini e coperchi di pentola. Tutte le squadre hanno però un particolare strumento a percussione che è un po' il simbolo della manifestazione: il "Bufù". Si tratta di una pelle di agnello gonfiata e tesa su un secchio di legno, sulla pelle viene incastrata una canna di bambù che viene strofinata ritmicamente dal suonatore con una pezza bagnata producendo così un caratteristico suono. Il primo gennaio, in piazza, viene organizzato uno spettacolo-concorso con la partecipazione delle stesse squadre della notte. Da visitare Castello medioevale Il Castello, posto sull'altura del colle Serrone, al centro del quartiere storico, ha subìto lungo i secoli varie trasformazioni. Da Castello-fortilizio a Castello-residenza feudale in epoca medioevale, fu trasformato, nel sec. XVI, in Castello-palazzo rinascimentale dalla famiglia feudataria dei Di Capua. Divenne poi proprietà baronale-marchesale e quindi proprietà privata (oggi rientra nei beni appartenenti allo Stato). È ben visibile l'originaria massiccia struttura medioevale di forma quadrata con la merlatura guelfa sul lato Sud-Ovest e le torri angolari in direzione nord-est, mentre sono di stile rinascimentale il portale bugnato, le finestre e la loggetta con tre archi a tutto sesto che si aprono sulla facciata nord-ovest, aggiunta nel XV-XVI secolo. L'interno si presenta oggi, dopo i recenti restauri, come una pregevole pinacoteca per l'abbondanza di affreschi, eseguiti da Donato da Copertino (Decumbertino) e discepoli nel 1550 su commissione di Vincenzo I di Capua, duca di Termoli e conte di Gambatesa. Espressione del manierismo cinquecentesco, il ciclo dei dipinti, raffigurante paesaggi, grottesche, tendaggi, pergolati, scene mitologiche e allegoriche, costituisce nel suo insieme una testimonianza di arte di notevole livello artistico. Di particolare interesse sono le figure allegoriche della Carità, Fortezza, Prudenza e Giustizia. Chiesa parrocchiale San Bartolomeo apostolo Situata al centro del paese, nelle immediate vicinanze del castello medioevale, fu consacrata dall'Arcivescovo di Benevento Card. Orsini (poi Pp. Benedetto XIII) il 16 luglio 1696. È a tre navate, divise da 12 pilastri, congiunti con archi a tutto sesto; misura 34 metri di lunghezza, 16 di larghezza e 10 di altezza. Inutile cercare nell'edificio un preciso stile architettonico, avendo subito continue modificazioni nel corso dei secoli. Nel complesso risulta uno stile rinascimentale. Il portale della Chiesa è in pietra ed è sormontato da un timpano triangolare sorretto da mensole. Rivela una possibile datazione al XVI secolo riconducibile al fonte battesimale del 1523. Sulla facciata del campanile si può ammirare un trittico costituito da tre pannelli che raffigurano la Vergine (al centro), S. Bartolomeo Apostolo e l'Agnello crucifero (ai lati). All'interno della Chiesa, presso il presbiterio, vi è il fonte battesimale, costituito da un'ampia vasca su una base cilindrica. La vasca è decorata con due stemmi: quello del Comune e dei De Capua; tra i due stemmi c'è la data: 1523. Sempre nel presbiterio c'è il coro in legno di artigianato locale. L'attuale altare maggiore (che sostituisce quello vecchio in mattoni e gesso eliminato perché in stato di grave degrado e privo di ogni valore artistico), è stato costruito con i marmi del pulpito ormai fuori uso. Chiesa di San Nicola La chiesa di S. Nicola risale ai secoli XIV-XV, fu edificata sotto il titolo di S. Sebastiano, situata fuori la terra di Gambatesa, in una zona campestre ed officiata dal 1586 al 1653 dai Minori Conventuali di S. Francesco detti della "Scarpa", che abitavano l'annesso convento loro concesso dall'università con atto del 7 novembre 1586. Soppresse le piccole comunità religiose da Innocenzo X la chiesa e il convento furono abbandonati. Con il terremoto del 1688 si aggravarono le condizioni già molto deteriorate dell'edificio e nel 1695 fu oggetto di dispendiosi restauri. Rinnovata la Chiesa l'arcivescovo di Benevento Orsini (poi Papa Benedetto XIII) vi fece trasferire le suppellettili dell'antica e abbandonata Chiesa di S. Nicola al Serrone. La Chiesa di S. Nicola è oggi un piccolo gioiello d'arte sacra romanico-rinascimentale dalla linea architettonica semplice e linda con la facciata a timpano. Presenta all'interno ad una sola navata, alcune pregevoli tele di notevole interesse, restaurate per opera della Sovrintendenza alle Belle Arti. Cappella santuario di Maria Santissima della vittoria È una chiesa campestre, ad una navata, situata nelle vicinanze del paese. Un'antica tradizione popolare ne attribuisce la costruzione alla volontà dell'imperatore Federico Barbarossa. In origine forse Abbazia con annesso monastero. Probabilmente rovinata dal terremoto del 1279 o da altri eventi, fu fatta ricostruire dalle fondamenta dal conte Riccardo di Gambatesa verso il 1313. Pur avendo subito, lungo i secoli, vari rifacimenti, la chiesetta conserva ancora la linearità della primitiva struttura architettonica d'impronta rurale. La facciata liscia e compatta e nella lunetta del portale, in pietra nuda, è presente lo stemma dell'Agnello Crocifero. All'interno di pregevole il soffitto a capriata e la statua lignea della Madonna della Vittoria del 1714. Del monastero restano solo dei ruderi. Piatti tipici I ciufell (dalla parola ciufolo, fischietto), detti anche cavatelli, sono una pasta fatta in casa impastata, spianata con il matterello fino ad ottenere una sfoglia dello spessore desiderato e poi tagliata dapprima a strisce della larghezza di 3 cm circa, sovrapposte a due a due e tagliate nella grandezza di circa mezzo centimetro. Infine, le striscioline di pasta ottenute, sono incavate con un movimento ritmico delle mani con 3 dita così da dare forma ad un maccherone rustico che ha la vaga forma di un flauto con tre buchi, tipico di quello che si costruivano con un pezzo di canna i pecorai di un tempo e da cui deriva anche il nome più moderno di "cavatelli". Generalmente sono conditi, come da tradizione, con sugo di cotechino e salsiccia, oppure con la ricotta o mischiati alle cime di rapa, stufate e condite con uno sfritto di listarelle di ventresca e peperoncino. Questo piatto nelle prime due versioni si mangiava di solito nei giorni di festa mentre quello con i broccoli andava bene da Natale a Pasqua (perché dopo Pasqua la stagione dei broccoli era finita. Baccalà con la mollica: piatto tipico della vigilia di Natale costituito appunto da baccalà condito con olio, aglio tritato, sale, prezzemolo, uva passa e noci tritate; il tutto cotto in forno. Casciatell: fiadone a forma di mezza luna ripieno con uova, ricotta (o cacioricotta), zucchero, vaniglia e limone (o cannella) ben amalgamati. Prima della cottura si spennella con il tuorlo d'uovo battuto. Di questo dolce c'è anche la versione salata. Cavzunett una sorta di colzoncelli, tipici della festa di San Giuseppe, antesignani delle più famose zeppole, fagottini di pasta sfoglia tirata molto sottile, ripieni di un impasto dolce a base di ceci, e fritti in abbondante olio bollente. Mandorle atterrate: mandorle scoppiettate nello zucchero, quest'ultimo sciolto a fuoco lento in un recipiente con acqua fino a formare uno sciroppo con cui saranno rivestite. Sport Esiste la società sportiva Polisportiva Gambatesa che gioca in Serie C2 di calcio a 5. Per quanto riguarda il calcio a 11, la stessa società partecipa al campionato regionale di "Eccellenza". Nella stagione 2013-2014 nasce una seconda squadra nel centro basso molisano,il "Real Gambatesa", che partecipa al campionato regionale di Seconda Categoria. Evoluzione demografica Abitanti censiti Amministrazione Note ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, GARZANTI, 1996, p. 296. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012. Altri progetti Commons contiene immagini o altri file su Gambatesa
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