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L'uomo del drone di Luna Rossa

Ricordi di Coppa

Responsabilità editoriale Saily.it

PARLA STEFANO BARUFFALDI – Max Sirena mi scelse quel giorno che mi tuffai per tentare di recuperare un drone caduto a due metri dal molo… Aneddoti curiosi su Auckland. “Quel mostro di carbonio a 50 nodi oggi mi manca…”

 

di Marco Cambi


Che gli AC75 fossero delle barche volanti lo sappiamo tutti, ma come si può riuscire durante le regate e soprattutto durante gli allenamenti a filmare e fotografare queste barche che abbiamo visto volare a più di 50 nodi? Abbiamo la fortuna di parlarne con Stefano Baruffaldi che ha partecipato all'ultima campagna Americas Cup Luna Rossa di Americas Cup da poco terminata.

Stefano ha fatto parte dello shore team ed in particolare si è occupato di inseguire le barche durante gli allenamenti riprendendole con il drone: riprese da un 'punto di vista differente' che hanno aiutato il team durante i debriefing a studiare nel dettaglio il comportamento dell'imbarcazione durante la navigazione e le manovre.

Ciao Stefano vuoi parlarci di cosa ti sei occupato durante l’ultima campagna di Americas Cup?

Per Luna Rossa svolgevo principalmente due mansioni. In acqua inseguivo l’AC75 con un drone, per registrare tutto e avere una migliore visione d’insieme o controllare dei dettagli che le camere di bordo difficilmente riuscivamo ad inquadrare. A terra mi occupavo del disegno dei controller di bordo e alla loro realizzazione fisica, dalla stampa 3d al cablaggio delle parti elettroniche, assemblaggio e test.

Seguire una barca che arriva a 50 nodi non deve essere banale neanche per un drone, è un lavoro complicato?

Per fortuna il drone, una volta in aria, vola molto bene, quindi dopo il decollo il lavoro difficile consiste nel rimanere a bordo del gommone mentre insegue lo Yatch a quasi 40 nodi, ma diciamo che sono abbastanza piazzato quindi solo poche volte mi é capitato di rischiare il tuffo (Grazie Marcella!). La vera parte difficile del mio lavoro durante gli allenamenti però, è far atterrare il drone su una barchetta grigia (il chase boat visto da lontanissimo), magari dopo 15 minuti di inseguimento, in mezzo al mare con vento, onda e lo scarroccio, la batteria scarica e il drone che decide di atterrare in maniera autonoma. Fortunatamente avevo i miei drone catchers fortissimi.

Come è iniziata la tua avventura con Luna Rossa? Si può dire che tu sia stato l'uomo giusto al momento giusto?

Assolutamente si, veramente una fortunata serie di eventi che mai mi sarei aspettato. Mi avevano offerto un lavoro per delle riprese da fare con i droni e per questo mii sono presentato a Cagliari, senza avere la minima idea che il lavoro fosse per la casa di produzione che al tempo stava girando un documentario su Luna Rossa Prada Pirelli. Arrivati in base dopo qualche giorno stavo, tra una ripresa ed un altra, testando un nuovo drone a cui avevo cambiato un pezzo difettoso quando purtroppo il drone ha avuto un guasto ed é colato a picco a 2 metri dal molo, senza pensarci un secondo ho levato il maglione (era dicembre) e stile Baywatch mi sono lanciato nel tentativo di recuperarlo. Il giorno dopo in mensa, durante il pranzo, uno dei produttori é venuto da me dicendomi che Max Sirena voleva parlarmi. Vado al tavolo, mi guarda e mi dice “ho visto che sei molto bravo a tuffarti, vorresti lavorare per noi?”. Al che senza nemmeno pensare ho detto “Assolutamente si”. Il video delle camere di sicurezza che immortalava il mio tuffo aveva già fatto il giro di tutta la base. Ovviamente Max aveva giá fatto i suoi conti, Il team stava già cercando un dronista, ma la battuta del tuffo credo me la ricorderò per tutta la vita.

Si dice che uno dei punti di forza del team di Luna Rossa fosse l'unione di tutto il team, sarebbe difficile raggiungere certi risultati diversamente... cosa ci puoi dire a proposito?

Il team di Luna Rossa penso sia un esempio perfetto di come un gruppo di persone, continuamente motivate e guidate da una visione comune, possa lavorare insieme su piu livelli per raggiungere dei risultati incredibili. La cosa che in particolare mi ha colpito é come durante il trasferimento da Cagliari ad Auckland, grazie al duro lavoro di tantissimi dipartimenti, man mano che il tempo passava e quindi ci si avvicinava al momento delle regate e i problemi e le cose da fare si moltiplicavano, con sempre meno tempo a disposizione, tutti, unitamente, si lavorava senza battere ciglio, anche fino a tardi, senza sabato o domenica, anche con le mascherine o durante i vari lockdown. Un vero esempio di unione e forza verso un obiettivo comune.

Hai da raccontarci qualche aneddoto divertente di qualcosa che è successo durante le riprese?

Oh si ce ne sono tanti! La prima volta che ho volato dal gommone i ragazzi, in parte shore team, riggers o sailor che al momento non stavano navigando, non avevano idea di come fosse un atterraggio di un drone autocostruito. Per il primo atterraggio la vittima sacrificale che avrebbe dovuto fare il drone catcher, cioè prendere al volo il drone prima che rimbalzi da qualche parte sul gommone e atterri in acqua, era Davide Cannata. Essendo il primo atterraggio volevo ridurre al minimo il tempo necessario, quindi sono arrivato abbastanza spedito e ho contato per far capire a Davide quanto mancasse all’arrivo del drone. Nella ripresa si vede Cannata che, invece di prendere al volo il drone si lancia di lato, con un balzo a dir poco felino, e il drone che si schianta dentro il gommone nella risata generale. Dal secondo atterraggio in poi diciamo che abbiamo preso entrambi le misure.

Abbiamo avuto la fortuna di vedere alcuni tuoi video strepitosi di riprese della Nuova Zelanda, mi sembra di capire che adesso vi stiate finalmente un po' di relax, durante le fasi finali della campagna immagino ci sia stato poco tempo per riposare. Puoi finalmente continuare a dedicarti ai tuoi droni autocostruiti?

Assolutamente si! Ho girato l’isola del Sud con un Van insieme alla mia compagna, Renée, cercando di immortalare alcuni dei posti che ho visitato con i miei droni, diciamo che stavano facendo un po’ troppa polvere. Anche se alle volte sono serviti, soprattutto quando le condizioni si facevano impegnative, sopra i 18/20 nodi di vento, quando Luna Rossa sfrecciava a 35 nodi di bolina, quindi quasi 55 nodi di vento apparente. Un mostro di carbonio, che danzava elegante sull’acqua a 80km/h. Già mi manca.

Responsabilità editoriale di Saily.it