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Coppa America, arriva il Protocollo New York

L'agitata transizione dalla 36ma alla 37ma America's Cup

Responsabilità editoriale Saily.it

LA MOSSA DI MANHATTAN - Dai saloni del potente club che ha gestito da fiduciario la Coppa America per oltre 130 anni arriva la sfida al Royal New Zealand Yacht Squadron per la XXXVII AC, ma con una provocazione: l'allegata bozza del Protocollo, con le regole del gioco e la visione per tre edizioni del trofeo. Il Commodoro NYYC Christopher J Culver dice di aver sentito altri sfidanti. Il silenzio (apparente) di Luna Rossa. Il vero obiettivo: fermare il progetto inglese di una Coppa a due

 

di Fabio Colivicchi

Questa non si era ancora mai vista: una sfida all’America’s Cup sotto condizione. Ti sfido “se”, o quasi. Qualcosa di simile per la verità l’aveva fatta Patrizio Bertelli nel 2017 dicendo: sfido, ma solo se si torna ai monoscafi. Ma qui c’è un’altra primizia assoluta: allegare alla presentazione della sfida, una copia del “Protocollo” ideale, ovvero le regole del gioco, che come noto vengono stabilite dal defender, tuttalpiù con la collaborazione del Challenger of Rercord.

Se poi si pensa che a compiere questa mossa è il New York Yacht Club, ovvero l’istituzione della vela che nella storia leggendaria dell’America’s Cup ha avuto la parte maggiore, vincendo la famosa regata della Regina intorno all’isola di Wight e poi conservando per 132 anni il trofeo dagli attacchi sempre più forsennati da ogni parte del mondo, se ne capisce ancor più la portata provocatoria, che forse nasconde altri veri obiettivi, come vedremo.

A spiegarla è sceso in campo mettendoci la faccia il Commodoro del NYYC, Christopher J Culver, appassionato velista d’altura con migliaia di miglia di regate e crociere in lungo e in largo tra laghi e coste USA, imprenditore di successo a capo di un gruppo specializzato in media legati al mondo della salute (The Health Media Network).

"Il New York Yacht Club, in qualità di originario fiduciario dell'evento e partecipante all'ultima edizione, nutre serie preoccupazioni per il futuro di questa grande competizione. L'America’s Cup è in un momento cruciale nei suoi 170 anni di storia", afferma Culver in uno statement collegato alla presentazione della sfida con Protocollo allegato. “La competizione per la 36a edizione è stata elettrizzante e Emirates Team New Zealand, in rappresentanza del Royal New Zealand Yacht Squadron, è stato un degno vincitore.”

Quali dunque le preoccupazioni di Calver e New York? “Il costo di una campagna competitiva, la mancanza di continuità nella classe e l'incapacità di pianificare oltre il ciclo attuale si sono combinati per creare una barriera proibitiva all'ingresso, con diminuzione del numero di sfidanti e dell'interesse pubblico. Mentre attendiamo ulteriori dettagli sulla posizione, i tempi e le condizioni per la 37a America’s Cup, vogliamo segnalare con forza il nostro entusiasmo per un evento multi-sfide nel 2024.”

IL VERO OBIETTIVO - La sottolineatura “multisfide” vuole esorcizzare il mostro che continua ad aleggiare sul futuro prossimo della Coppa, la sfida a due NZL-GBR a Cowes, in Inghilterra, a breve scadenza, con i kiwi costretti alla farsa per continuare a finanziare il team che arriverebbero dall'offerta di Jim Ratcliffe di Ineos qualora si chiudesse il rubinetto del governo neozelandese. "Il nostro protocollo proposto per la 37a America’s Cup è il prodotto di mesi di lavoro e innumerevoli conversazioni con le parti interessate dell'America’s Cup, inclusi sfidanti e difensori attuali ed precedenti", continua Culver, lasciando intendere di aver quindi sentito anche Luna Rossa. La sfida italiana per il momento tace, anche se Patrizio Bertelli ha ripetuto spesso l'intenzione di dare continuità al team, e sotterraneamente si lavora già per mettere in piedi il nuovo team.

Dunque il NYYC, come originario fiduciario del Trofeo, si sente investito di un ruolo che va ben oltre quello di semplice sfidante con un team. Definisce una visione dell’evento, dispensa consigli e strategie. Il Protocollo allegato alla sfida è quasi un Business Plan, e infatti, dice sempre Culver, "Comprende gli strumenti necessari per migliorare la redditività commerciale a lungo termine e la portata globale della competizione, rimanendo fedele al Deed of Gift e allo spirito di una delle più antiche competizioni sportive internazionali. Altre squadre affermate hanno opinioni simili sul futuro della competizione." Come dire: non siamo soli…

LA SFIDA FORMALE E I PUNTI CHIAVE DEL PROTOCOLLO - Giovedì 6 maggio, il New York Yacht Club ha presentato al Royal New Zealand Yacht Squadron di Auckland, in Nuova Zelanda, una sfida per la 37a America's Cup. La sfida è stata accompagnata da una bozza di Protocollo per la regata, che prevede la disputa del Match in Nuova Zelanda all'inizio del 2024, con la classe AC75.

Ecco i concetti chiave della bozza di Protocollo presentata dal New York Yacht Club.

1. Un programma multi-evento e multi-località per le prossime quattro edizioni di Coppa America, che consentirà a team, partner e media di pianificare in anticipo, pensare oltre le singole campagne e massimizzare le opportunità di guadagno.

2. Gestione degli eventi potenziata e indipendente tramite la creazione di un Board of Governors dell'America's Cup, che fornirà continuità e supervisione imparziale.

3. Coerenza nel design, a partire dalla conferma dell'AC75 come classe per la 37a America's Cup.

4. Regole di nazionalità dell'equipaggio più forti per attirare maggiore interesse e promuovere una competizione amichevole tra paesi stranieri.

5. Misure di controllo dei costi; un ciclo triennale prevedibile e più breve; coerenza nella piattaforma; un aumento dei componenti monotipo; e il limite di una nuova barca per ciclo di Coppa, il che renderà l'America's Cup più accessibile e più sostenibile.

CHE COPPA E’ QUELLA CHE VUOLE NEW YORK (E CHE FORSE PIACE ANCHE A LUNA ROSSA)? – Premesso che la mossa di New York ha come obiettivo primario quello di impedire il progetto inglese di portare i neozelandesi a un corpo a corpo a Cowes tra un anno, escludendo altri sfidanti, dentro al Protocollo scritto nei saloni di Manhattan c’è un po’ di tante cose già sentite. Una America’s Cup moderna anche se con radici solide. Una via di mezzo tra circuito tipo Grand Prix alla SailGP per intendersi, con tappe in vari paesi e location, e una finale nel paese detentore. Con enfasi alla nazionalità dei team, con elementi di risparmio e monotipia delle barche per limitare i costi e favorire nuove sfide non ricchissime, con l’effetto di rendere le barche stesse sempre più simili. Un po’ mitica Coppa America, un po’ ciclo di gran premi per (quasi) tutti. Lo scopo? Fare più soldi con la Coppa…

Una visione che ciclicamente è tornata ad affascinare vari protagonisti, ci sono stati dei tentativi di dare questa parvenza di continuità e regolarità a un Trofeo che per la sua natura sfugge a tali concetti. La Coppa America è irrazionale e non si lascia razionalizzare. Chi era andato più vicino a una Coppa razionale e normalizzata, Ernesto Bertarelli (dopo averla conquistata nel più irrazionale e sorprendente dei modi), sappiamo come è finito: stritolato da una sentenza della Corte Suprema di New York che ha imposto un radicale “reset” al Trofeo.

L’impressione è che siamo ancora all’inizio di una fase confusa, la risposta di kiwi e inglesi, che adesso si sentono i padroni del trofeo, è insieme un po’ piccata (ok grazie ma decidiamo noi, stiamo lavorando) e un po’ legale (rinvia alla risposta alla sfida inglese per far capire a NYYC se e come accetteranno la sfida USA. Per il momento se la suonano e se la cantano sempre i soliti tre visti a Auckland. Con Luna Rossa come detto in momentaneo silenzio, benchè Bertelli abbia detto più volte di voler continuare. Non si coglie un grande affannarsi al capezzale del Trofeo più antico della storia. Sarà che forse i più hanno capito che neanche pandemie o guerre l’uccideranno mai?

LA RISPOSTA DEL DEFENDER E DEL CHALLENGER OF RECORD IN DICHIARAZIONE CONGIUNTA ROYAL NEW ZEALAND YACHT SQUADRON E INEOS TEAM UK - In qualità di Challenger of Record per la 37a America's Cup, stiamo lavorando in collaborazione con il Royal New Zealand Yacht Squadron e il Team New Zealand per scrivere il protocollo che definirà le regole per il futuro. Siamo lieti di apprendere che il New York Yacht Club è interessato a continuare la partecipazione all'America's Cup e li terremo informati mentre andiamo avanti. Per ulteriori dettagli si rimanda alla dichiarazione rilasciata dal defender sull'accettazione della sfida britannica.

Responsabilità editoriale di Saily.it