"Non ci sono più parole per
descrivere le gravi condizioni di disagio lavorativo in cui
versa la polizia penitenziaria": a denunciarlo è Fabrizio
Bonino, segretario per l'Umbria del Sindacato autonomo del corpo
dopo il suicidio di un detenuto nel carcere di Terni che stava
per essere trasferito dopo una rissa. "Le quotidiane grida
d'allarme del Sappe continuano a rimanere incredibilmente
inascoltate dai preposti vertici istituzionali: solo proclami e
belle parole, ma, di concreto, il nulla. Queste sono violenze
annunciate".
Per Bonino "è scandaloso che nel 2023 vi siano ancora persone
indegne che usano la violenza per cercare di sovvertire il
sistema istituzionale all'interno dei penitenziari mirato alla
risocializzazione del detenuto, ma in rispetto delle regole".
Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime ai
poliziotti contusi a Terni "la solidarietà e la vicinanza" del
sindacato ed evidenzia come "le intolleranze dei detenuti ed i
gravi episodi da loro provocati sono sintomatici del fatto che
le tensioni e le criticità nel sistema dell'esecuzione della
pena in Italia sono costanti". "Ed è una tragedia - aggiunge -
che un uomo in carcere si tolga la vita, sempre e comunque. La
situazione è diventata allarmante per la polizia penitenziaria,
che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi
gravi e continui episodi critici. Servono risposte ferme da
parte del Dap, anche destinando carceri dismesse come l'Asinara
e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono
protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione".
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