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Capogruppo Pd, ancora impossibile pillola aborto in ospedale

Capogruppo Pd, ancora impossibile pillola aborto in ospedale

A sei mesi dal recepimento delle nuove Linee di indirizzo

PERUGIA, 28 maggio 2021, 12:16

Redazione ANSA

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"La presidente della Regione, Donatella Tesei, continuando ad essere, evidentemente, condizionata da alcuni esponenti del suo partito in tema di interruzione volontaria di gravidanza, in particolare farmacologica, sta assecondando l'ostinato sabotaggio delle disposizioni Ministeriali e delle linee guida medico-scientifiche a danno dei diritti delle donne": lo sostiene il capogruppo regionale del Partito democratico, Tommaso Bori. Il quale -in una nota diffusa da Palazzo Cesaroni - sottolinea che "a sei mesi dal recepimento delle nuove Linee di indirizzo da parte della Regione Umbria, che prevedono obblighi a cui la presidente Tesei e la Lega si erano strumentalmente opposti lo scorso anno, ad oggi non è ancora possibile somministrare la pillola nè in ambiente ospedaliero, nè ambulatoriale presso i principali ospedali della regione".
    "Come hanno ben ricordato 11 associazioni del territorio - commenta Bori -, tra cui Udi Perugia, Terni Donne, la Rete Umbra per l'Autodeterminazione, le Camere del lavoro Cgil di Perugia e Terni e altre, denunciando con una lettera agli ospedali e ponendo l'urgenza della questione, si tratta, a tutti gli effetti, di un diritto negato, che costringe numerose donne a spostarsi fuori regione o in altre sedi ospedaliere, nonostante ciò che dispone la normativa in vigore".
    Secondo Bori "non esistono veri ostacoli che impediscono a queste strutture di assicurare questo servizio essenziale per le donne, tenuto conto che sono sedi di formazione medica le aziende ospedaliere universitarie di Perugia e Terni, e i medici specializzandi non sono ancora stati messi nelle condizioni di apprendere le procedure e le tecniche che dovrebbero conoscere".
    "Chiediamo con forza - aggiunge il capogruppo del Pd - che questo diritto venga effettivamente garantito: negli ultimi mesi Umbria, Abruzzo, Marche e Piemonte, tutte regioni governate dalla Lega, stanno provando a limitarlo in ogni modo, andando contro le nuove linee guida nazionali e, soprattutto, ledendo l'autodeterminazione, la dignità e la volontà di ogni donna e di tutti i cittadini".
   

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