Ai giovani che vogliono fare
questo mestiere "raccomando tanta passione e tanta umiltà". Lo
dice Stefano Bizzotto, telecronista per la Rai della finale
degli Europei di calcio 2020, vinta dall'Italia. "Ho cominciato
40 e più anni fa a fare questo mestiere, ma ne sono passati
40mila per come è cambiato - dice il bolzanino all'ANSA -. I
miei inizi non possono essere gli inizi di oggi, però raccomando
tanta passione e tanta umiltà, perché a volte si comincia e si
pensa di essere già arrivati. Bisogna accettare anche tanti
momenti 'no', l'attesa che può protrarsi per tanto tempo. Poi,
ovviamente, lo studio delle lingue e le tecnologie, ma, ripeto,
entusiasmo e umiltà".
Una telecronaca difficile, quella della partita degli azzurri
contro gli inglesi? "Certo, non capita tutti i giorni. Mentre
parlavo, pensavo al fatto che tanti milioni di italiani erano
davanti al televisore", risponde Bizzotto che, però, se proprio
deve parlare di una partita difficile da commentare, pensa
piuttosto ad un incontro alle Olimpiadi di Rio 2016 tra Corea
del Sud e Isole Fiji. "Non era previsto che la facessimo ed io
mi stavo preparando per un'altra telecronaca, mi sembra
Norvegia-Messico - ricorda il giornalista Rai - Senonché ci fu
un disguido sui fusi orari brasiliani e si creò un buco. Si
dovette perciò coprire il secondo tempo di Corea del Sud-Isole
Fiji". E toccò proprio a lui, mandato in onda proprio mentre le
squadre stavano entrando in campo per il secondo tempo. "Quella
è stata in assoluto la telecronaca per me più complicata e più
difficile - ricorda Bizzotto - L'avranno vista in pochi, ma quei
pochi si saranno accorti che mi stavo arrampicando sugli
specchi".
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