"Era stato trattato con enormi
quantità di nitriti e nitrati il tonno che nei giorni scorsi ha
causato episodi di intossicazione in nove persone finite in
ospedale dopo il consumo in due diversi ristoranti fiorentini".
Si tratta di sostanze, utilizzate al fine di ottenere un
colorito rosaceo e per aumentare la conservabilità del prodotto,
il cui uso è però "proibito nelle carni di pesce fresco quale
era quello acquistato all'origine". Lo rende noto la Asl Toscana
centro, illustrando gli esiti delle analisi effettuate
dall'Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della
Toscana e confermati all'unità funzionale di sanità pubblica
veterinaria e sicurezza alimentare della Azienda sanitaria che
nei giorni scorsi aveva avviato accertamenti dopo i casi di
inotssicazione verificatisi tra l'1 e il 3 giugno.
Nitriti e nitrati, si spiega, sono usati al fine di ottenere
un colorito rosaceo e per aumentare la conservabilità del
prodotto. La quantità di nitriti che sono state ritrovate nel
pesce in questione sono arrivate a 8,5 gr per chilo di carne
ovvero circa 50 volte la dose consentita per trattare i prodotti
dove l'utilizzo di questi additivi è ammesso. La dose tossica
dei nitriti, indicata dall'Oms, è 0,4/200 mg/Kg di peso
corporeo, mentre la dose letale è stimata 33/250 mg/Kg di peso
corporeo. Il tonno 'incriminato' attualmente è tutto sotto
blocco ufficiale da parte dell'autorità competente e i tecnici e
i veterinari della Ufc di sanità pubblica veterinaria e
sicurezza alimentare della Ausl Toscana centro "stanno lavorando
al fine di assicurare prove e definire responsabilità circa
quanto avvenuto. Degli esiti di tali indagini sarà informata la
magistratura".
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