La vita e l'umanità dei detenuti
degli istituti di carceri di Spoleto e di Rebibbia sono
raccontati nel film-documentario "Open the Door" del regista
iraniano Shahram Karimi che è stato proiettato nei giorni scorsi
nella residenza dell'Ambasciatore italiano a Teheran, Giuseppe
Perrone. "Open the Door" è stato prodotto nel 2014 da Fiamma
Arditi per il Festival Senza Frontiere. Il film, interamente
ripreso nel carcere maschile di massima sicurezza di Spoleto e
in quello femminile di Rebibbia, ripercorre i momenti
quotidiani, le speranze, i sogni e le fantasie dei detenuti, che
diventano i protagonisti di una pellicola a metà tra il
documentario e un'autobiografia collettiva. Davanti alla
telecamera di Karimi, gli uomini conducono una vita nella quale,
fra l'altro, ballano, si allenano, cucinano, scrivono poesie,
immaginano la vita oltre le sbarre. Le donne cantano, dipingono,
organizzano pic-nic nel giardino del carcere, costruiscono una
casa improvvisata, si prendono cura l'una dell'altra. Filo
conduttore dei due filmati la messa in scena dell'ultima cena di
Leonardo da Vinci, in cui i detenuti e le detenute ricreano le
immagini vivide di Gesù Cristo e degli apostoli in un'immagine
di grande intensità artistica e spirituale. Alla proiezione del
film alla Residenza dell'Ambasciatore Perrone, il regista ha
raccontato i momenti più significativi passati con i detenuti
durante le riprese ed ha sottolineato che il carcere può essere
un luogo di crescita personale, se si riesce a dare ascolto
all'umanità che esiste dentro ognuno di sé. Nato a Shiraz nel
1957, Shahram Karimi è anche un apprezzato pittore e poeta, che,
dal 1988, vive e lavora dividendosi tra Germania, Stati Uniti e
Iran. In Italia ha lavorato, nel 2006, con le gallerie "Il
gabbiano" di Roma e "Noire" di San Sebastiano di Torino. Ha
partecipato alla fiera d'arte di Bologna nel 2007 e 2009 e, da
ultimo, ha collaborato con il Festival Senza Frontiere di Roma.
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