Sembra sgonfiarsi il caso del
debito da appena 535 sterline (620 euro) contestato dalla
giustizia britannica a Boris Johnson dopo un ordine di pagamento
che risulta essere stato ignorato dal 26 ottobre. Secondo la
ricostruzione fatta oggi da Downing Street e le rivelazioni
ulteriori del Daily Mail, si tratterebbe infatti del frutto
delle pretese "totalmente infondate" presentate nei confronti
del primo ministro Tory da una nota cospirazionista; e contro
cui lo staff di BoJo ha ora avviato una contro-procedura per
chiedere al giudice di revocare tutto.
La donna s'era rivolta a un tribunale di primo grado
evocando presunte "diffamazioni ripetute" da parte del premier.
E chiedendo un risarcimento che, non essendosi la controparte
presentata, è finito nelle mani degli ufficiali giudiziari,
anche se l'ipotetica diffamazione non è stata mai sancita da un
verdetto dall'Alta Corte: competente al riguardo nel Regno. Da
qui la contestazione, procedurale oltre che nel merito, di
Downing Street.
La faccenda delle 535 sterline era stata rilanciata ieri dai
media come un nuovo motivo d'imbarazzo per Johnson, già sotto il
tiro di critiche e indagini amministrative in relazione alle
gestione delle proprie finanze personali e in particolare sulla
copertura dei costi della ristrutturazione d'oro del suo
appartamento di Downing Street, curata nei mesi scorsi per un
totale stimato in 200.000 sterline dalla giovane compagna Carrie
Symonds. Una spesa che il premier assicura d'aver coperto alla
fine di tasca propria, senza aggravi per i contribuenti, ma che
si sospetta sia stata preceduta da un parziale anticipo ottenuto
da donatori privati, forse attraverso le casse del Partito
Conservatore, in potenziale violazione del codice di condotta
ministeriale o delle regole sui finanziamenti elettorali alla
politica.
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