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Sopravvissuta Tova Friedman, l'odio cresce

Sopravvissuta Tova Friedman, l'odio cresce

Si racconta nel memoir 'La bambina di Auschwitz'

ROMA, 26 gennaio 2023, 10:38

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Mauretta Capuano) TOVA FRIEDMAN E MALCOLM BRABANT, LA BAMBINA DI AUSCHWITZ (NEWTON COMPTON, PP 288, EURO 9,90- EBOOK 5,99). Raccontare per non dimenticare. Non lasciare che l'oblio cancelli tutto. Tova Friedman, deportata a sei anni nel campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau, tra le più giovani sopravvissute al campo di sterminio, si è battuta tutta la vita perché nulla venga dimenticato. "L'Olocausto, il crimine peggiore nella storia dell'umanità, risale a meno di ottant'anni fa e sta già svanendo dalla memoria?" sottolinea nella prefazione al suo memoir 'La bambina di Auschwitz', scritto con l'inviato di guerra e amico Malcolm Brabant, in libreria per Newton Compton per la Giornata della Memoria del 27 gennaio. Dare voce a chi non può parlare, rappresentare il milione e mezzo di bambini ebrei assassinati dai nazisti. E' questo il compito, o meglio "l'obbligo" del sopravvissuto dice la Friedman che nel libro ripercorre la sua storia con lo sguardo di una bambina che a quattro anni è scampata alle esecuzioni di massa nel ghetto della città polacca in cui viveva insieme alla sua famiglia. Salita due anni dopo su uno dei treni diretti verso l'inferno in terra, la piccola Tova è stata testimone di terribili atrocità. Ha parlato dell'Olocausto per gran parte della sua vita adulta perché la gente non dimentichi. La sua principale preoccupazione è oggi, più di un tempo l'incapacità o la non volontà di ricordare nonostante i racconti fatti da lei e dagli ultimi sopravvissuti. "Sono rimasta senza parole quando ho scoperto il grado di ignoranza rilevato da un'inchiesta tra i giovani americani, commissionata dalla Conference on Jewish Material Claims Against Germany e pubblicata nel settembre del 2020. I due terzi degli intervistati non avevano idea di quanti ebrei fossero morti nell'Olocausto. Quasi il cinquanta per cento non ha saputo dire il nome di un campo di concentramento o di un ghetto. Secondo il ventitré per cento, l'Olocausto è una leggenda o è stato ingigantito. Il diciassette per cento ha affermato che è accettabile sostenere posizioni neonaziste. Nel 2018 un'inchiesta simile, questa volta in Europa, ha mostrato che un terzo degli intervistati sapeva altrettanto poco dell'Olocausto o addirittura non lo aveva mai sentito nominare.
    Inoltre, il venti per cento pensava che gli ebrei avessero troppa influenza nel mondo degli affari e della finanza" sottolinea Tova nella prefazione. E mette in guardia "da uno dei fenomeni in più rapida crescita, l'odio; odio di ogni tipo, ma soprattutto nei confronti delle minoranze. Ovunque siate nel mondo, vi imploro, non ripetete la storia di cui sono stata vittima".
    Oggi, a 84 anni, Tola Grossman, vero nome di Tova, nata a Gdynia, in Polonia, nel 1938, un anno prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale, non solo ha trovato le parole per raccontare un dolore che nella maggior parte dei casi viene tenuto in uno scrigno segreto, ma ha avuto la forza di condividerlo, grazie all'aiuto del nipote, anche su TikTok, attivando un suo canale seguito da oltre 476mila follower. In uno dei video mostra il braccio con il numero identificativo "A-27633" tatuato nel campo di concentramento. Al posto di "sindrome del sopravvissuto" ha abbracciato una nuova espressione, "crescita del sopravvissuto", attraverso cui "uso attivamente le mie esperienze per creare una vita significativa in onore di coloro che hanno perso la loro nell'Olocausto". E del conflitto in Ucraina "si ricordi - sottolinea - l'importanza di aiutare chi viene colpito dalle devastazioni della guerra".
    Trasferita in America dopo essere sopravvissuta alle persecuzioni, sposata con Maier Friedman, in seguito ha iniziato a chiamarsi Tova. Psicologa, per 25 anni è stata direttrice di un'agenzia di servizi sociali, vive nel New Jersey. Numero "A-27633" come mostra il tatuaggio sul braccio che si vede in uno dei video su TikTok "ricordate - dice - che l'Olocausto iniziò meno di vent'anni dopo il Mein Kampf di Adolf Hitler. Nell'era di Internet, il cambiamento può avvenire molto più rapidamente rispetto a ottant'anni fa. Dobbiamo essere sempre vigili e abbastanza coraggiosi da alzare la voce per farci sentire".
    Nel libro, che spera faccia arrabbiare, racconta la paura quando sentiva parole chiave che le si si impressero nella mente come "Gestapo", "SS", "Aktion", "Razioni", "Margarina", "Hitler", "Morto stecchito per strada" e "Fame".
   

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