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I 70 anni di Cecchetto, il mio metodo 'Guarda che è possibile'

I 70 anni di Cecchetto, il mio metodo 'Guarda che è possibile'

Da talent scout di Fiorello e Jovanotti a Sanremo alla politica

ROMA, 17 aprile 2022, 08:34

di Paolo Biamonte

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Claudio Cecchetto nel giro di due mesi si trova ad affrontare due nuove sfide: il 70/o compleanno martedì 19 aprile e l'elezione a sindaco di Riccione il 12 giugno. Di cose ne ha fatte tante: è il talent scout che ha scoperto Fiorello, Jovanotti, Amadeus, Gerry Scotti, Max Pezzali, Fabio Volo, Pieraccioni e pure Sandy Marton e Sabrina Salerno, il fondatore di Radio Deejay e Radio Capital, il produttore musicale di super successi pop e l'interprete di "Gioca Jouer" (nel suo genere un evergreen), con un curriculum di conduttore radiofonico e televisivo che comprende anche il Festival di Sanremo.

Si parte dai 70 anni. "Quando ero giovane mi sembrava già un altro mondo Marcello Marchesi con 'L'uomo di mezza età' … figuriamoci quello che pensavo di chi allora aveva 70 anni. A questo compleanno ci arrivo tranquillo, per fortuna la testa è rimasta quella di sempre, è il fisico che non è d'accordo quando gli chiedo di correre per tre chilometri", risponde Cecchetto.

Ma dopo una vita passata nel mondo dello spettacolo, non pensa possa essere noioso il lavoro di sindaco? "E perché? Il sindaco è la figura che deve far funzionare le cose e la mia storia dimostra che io le cose so farle funzionare, anche quando ho fatto il direttore artistico a Misano. Nel caso di Riccione non c'è la necessità di promuovere il nome della città che è giù un brand internazionale, senza contare che con Riccione ho un legame fortissimo ultradecennale che viene da tutte le cose che abbiamo fatto qui nel corso degli anni".

Guardando all'indietro, si può parlare di un metodo Cecchetto? "Per me il miglior obiettivo è arrivare al numero uno e per ottenere questo risultato il punto di partenza è fare qualcosa che manca: ho prodotto ciò che non c'è, puntando sulla forza dei talenti. A Jovanottti all'inizio gli davano tutti contro, dopo Jovanotti ho prodotto Pezzali e ho lanciato Fiorello, sempre puntando su qualcuno e qualcosa che prima non c'era. Poi, per onestà, bisogna riconoscere l'importanza di avere culo (fortuna), che non è classista, bisogna anche cercarselo ma può capitare a tutti".

Ma cos'è che permette di sintonizzarsi con i gusti del grande pubblico? "La mia vera forza viene dal fatto che sono nato a Ceggia, un paesino in provincia di Venezia. Sono un provinciale nel senso letterale: e dalla provincia vengono, guarda caso, Jovanotti, Gerry Scotti, Fiorello, Pezzali, Fabio Volo, per fare esempio. La provincia ti dà un punto di vista diverso, probabilmente anche una voglia di arrivare diversa, la provincia è la mia fortuna: non sono sicuro che avrei ottenuto gli stessi risultati se fossi nato in una famiglia ricca e potente".

C'è qualche artista o talento in giro che le ha fatto pensare "avrei voluto scoprirlo io"? "No, perché non ho la malattia del talent scout, quando vedo qualcuno forte sono contento. Non è che se ascolto Gabbani mi viene da pensare che ho perso un'occasione. Penso solo ad apprezzare un talento. Posso aggiungere una riflessione al discorso sul metodo Cecchetto?" Prego. "Il metodo Cecchetto è pensare "guarda che è possibile". Bisogna farsi venire le idee, il problema è convincere mia moglie che quando passo del tempo guardando fuori dalla finestra sto lavorando". 
   

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