(di Marzia Apice)
FRANCESCA BELLINO/GIANLUCA BUTTOLO,
DALIL (Barometz, pp.32, 24 euro. Traduzioni di Simone Sibilio).
Un bambino e un ibis in volo sopra il deserto di Palmira, per
ritrovare, immaginandola insieme, la strada maestra,
abbracciando la speranza per non perdersi più: è un racconto
affidato a piccole, intense atmosfere quello di "Dalil", il
libro per giovani lettori (e per adulti sognatori) scritto da
Francesca Bellino e illustrato da Gianluca Buttolo, edito da
Barometz e disponibile dal 2 luglio. Pensato per celebrare la
Siria, con il suo passato e la sua sacralità, a 10 anni
dall'inizio della guerra che l'ha martoriata, il libro racconta
la storia di un'amicizia portata dal deserto come un dono
inaspettato, quella tra Sadiq (che in arabo vuol dire 'amico'),
un bambino rimasto solo tra le dune infinite di sabbia e
incapace di ritrovare il nord in un orizzonte sempre uguale, e
Dalil (che si può tradurre con 'guida'), un ibis, uccello un
tempo considerato sacro, raffigurato dagli Egizi nella testa di
Thot, la cui specie è stata sterminata dagli uomini. Entrambi
rimasti soli, i due iniziano insieme un viaggio fantastico,
volando sopra ogni dolore, ogni violenza, ogni paura, cercando
conforto nella loro amicizia e nei mondi favolosi
dell'immaginazione. Dalil, con le sue grandi ali nere e la sua
eleganza nel volare, sarà per il piccolo Sadiq l'occasione per
scoprire luoghi e oggetti incredibili, tra rovine di città
dimenticate e i pezzi preziosi di un piccolo tesoro proveniente
da epoche lontane, fatto di una manciata di bottoni, vetri
colorati e scampoli di stoffe pregiate. Tra le cose custodite
dal saggio ibis, anche una sciarpa bianca che l'uccello donerà
al suo nuovo amico, per farlo sentire al sicuro. Ma il regalo
più grande arriverà dopo una notte di riposo: alle prime luci
del mattino, con un lungo, avventuroso, acrobatico volo nel blu
del cielo, Dalil porterà Sadiq lì dove il bambino ha sognato di
andare, verso un nord in cui cercare una nuova strada da
percorrere. "Avevo la mia ombra e un viaggio da proseguire.
Guardai le mie impronte sulla sabbia. Non ero più perso", dice
il bambino, dando inizio così a un'altra storia tutta da
costruire, cercando invano con lo sguardo il suo amico Dalil,
già volato via. Onirico e delicato, con illustrazioni dai colori
sfumati che fanno volare lontano la mente, il libro - arricchito
alla fine anche da un piccolo dizionario per orientarsi nel
deserto, la cui traduzione è curata da Simone Sibilio - in poche
pagine rende omaggio alla cultura siriana, e anche al
suggestivo, immenso deserto della storica città di Palmira,
ferita dalla guerra, che fa da sfondo a questa piccola grande
storia d'amicizia.
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