(di Marzia Apice)
SIMONETTA AGNELLO HORNBY, PUNTO PIENO
(Feltrinelli, pp.336, 19 euro)
"La Sicilia è il mio mondo, e non è cambiata, è sempre di una
bellezza incredibile. In nessuno dei miei viaggi ho mai visto
una terra così bella". E' ancora una volta l'isola natia il
punto di partenza e di approdo della fantasia letteraria per
Simonetta Agnello Hornby che il 17 ottobre (ore 17, Auditorium
Centro Congressi) presenterà al Salone del Libro di Torino
"Punto pieno", edito da Feltrinelli, terzo capitolo di una
trilogia iniziata con "Caffè amaro" e "Piano nobile". Il romanzo
continua il racconto delle vicende della famiglia Sorci seguendo
le trasformazioni della Sicilia dalla seconda metà degli anni
'50 fino ad arrivare al 1992, con la strage di Capaci: a
scandire la narrazione, una trama avvincente che si sviluppa tra
rapporti familiari complessi e traumi sociali, amori e intrighi,
privilegi e prepotenze.
Quella che in principio era stata concepita come trilogia in
realtà però non lo sarà perché, come ammette la scrittrice
intervistata dall'ANSA, tutto è stato rimesso in discussione con
quel "io torno" pronunciato da uno dei protagonisti del romanzo:
"Non posso concludere così, il finale è troppo aperto. Questo
non può essere l'ultimo libro della saga: sarà il penultimo,
perché bisogna sempre avere cortesia con i lettori". Nel romanzo
traspare una sicilianità con la quale l'autrice palermitana,
così come i suoi personaggi, ha un rapporto complesso: "La terra
siciliana su di me ha un potere enorme, c'è un legame fisico, io
la vedo e la rivedo, ma devo andare io a guardarla perché lei
non si può spostare come le persone, non può venire da me a
Londra. Io non tornerò però a vivere lì, perché il mio posto è
accanto ai miei figli", racconta la scrittrice. "Certo, la
nostra sicilianità a volte è difficile da portare. La Sicilia di
oggi forse è più italiana rispetto a quando ci ho vissuto io, ma
la vita qui è ancora difficile, c'è la mafia, la brutta
politica. Probabilmente non avrei voluto lavorare in Sicilia, ma
non lo so, perché a 20 anni ero già a Londra".
Nel romanzo le donne hanno un ruolo fondamentale, ricamano e
ricuciono anche i rapporti familiari. "Ricama la tua vita e Dio
ti perdonerà", scrive infatti Agnello Hornby nel romanzo. Il
ricamo, che nel romanzo è fondamentale come lo sono le donne,
che ruolo ha nella sua vita? "Adoro ricamare e rammendare",
afferma, "mia madre ricamava ogni pomeriggio, una donna con le
mani in mano a casa mia non poteva stare. Il ricamo dà un senso
di potere e di calma straordinaria, se si sbaglia si può scucire
e si ricomincia, quindi non umilia mai. Tutti i popoli del mondo
ricamano, è qualcosa di eterno, di femminile e anche maschile".
Ha scritto il libro durante il lockdown, a Londra: come ha
vissuto quel periodo? "L'ho vissuto male, potevo vedere poco i
figli tenendoli a distanza, facevo qualche passeggiata ma non
potevo fare nient'altro. Ho curato le piante che sono diventate
bellissime, e ho cucito molto. Poi, certo, la chiusura mi ha
dato la possibilità di scrivere tanto, ma in un certo senso ha
rallentato la mia scrittura, perché avevo troppo tempo". Come
proseguirà questa saga familiare? "Penso che porterò la Sicilia
fino al 2000: non ho ancora pensato alla struttura, ma forse
scriverò di nuovo un romanzo con varie voci narranti".
Al Salone del Libro di Torino il romanzo sarà presentato il
17 ottobre, alle ore 17, all'Auditorium Centro Congressi. Con
l'autrice interverrà Massimo Cirri.
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