DAVIDE GRITTANI, 'LA BAMBINA DAGLI
OCCHI D'OLIVA' (ARKADIA EDITORE, PP 190, EURO 15). Un romanzo
sui sensi di colpa, sulla violenza ai bambini e sui colpevoli
che non sanno di esserlo, liberamente ispirato all'infanzia e ad
alcuni momenti della vita di Dolores O'Riordan, leader dei
Cranberries, morta a 47 anni affogata nella vasca da bagno di un
albergo di Londra, nel 2018. Arriva in libreria il 2 settembre
'La bambina dagli occhi d'oliva' dello scrittore e giornalista
Davide Grittani, pubblicato da Arkadia Editore.
Un appartamento in centro, un disegno sotto la carta da parati:
macabro e profetico, dimenticato per trent'anni. Tocca a Sandro
Tanzi, ultimo testimone di una borghesia senza scrupoli,
scoprire cosa sia successo in quella stanza, come mai quel
disegno chiami in causa i suoi genitori e per quale motivo sia
collegato alla nuova inquilina del palazzo, la bellissima e
misteriosa Angelica Capone.
Attraverso una narrazione visiva, quasi cinematografica, a
tratti sensoriale, Grittani, autore tra l'altro di 'E invece io'
(Robin) presentato al Premio Strega nel 2017 e de 'La
rampicante' (LiberAria), presentato al Premio Strega 2019,
racconta le quotidiane colpe degli innocenti e i delitti che
commettono anche i giusti, riportando al centro della scena i
fantasmi solitamente più duri a morire: i nostri sensi di colpa.
Accanto all'incredibile storia di Sandro e Angelica scorrono le
voci e i volti di chi è stato condannato a sopravvivere,
l'aristocrazia delle vergogne messe a tacere, gli anziani
parcheggiati nelle case di cura e gli stranieri chiamati a
prendersene cura, sullo sfondo della città più bella del mondo
in agonia.
Partendo dall'omaggio a Dolores O'Riordan, che dai 4 ai 12 anni
era stata lasciata dai genitori, per poter andare a lavorare, in
custodia di un cattolicissimo irlandese amico di famiglia, il
quale ha abusato ininterrottamente di lei per 8 anni, il romanzo
prende in prestito un destino per raccontare una violenza di cui
si parla sempre poco e male.
Come si legge nel retro di copertina: "quello che facciamo ai
bambini resta per sempre. Provano continuamente a dirci cosa gli
è successo, con le parole, con i gesti e con i disegni,
attraverso i loro strani comportamenti, ma preferiamo ignorarlo
perché dovremmo chiederci noi dov'eravamo, cosa stavamo facendo
mentre supplicavano il nostro aiuto".
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