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Etgar Keret, la nostra dissonanza sulla guerra in Ucraina

Etgar Keret, la nostra dissonanza sulla guerra in Ucraina

A Fiera Bologna con lectio su storie in tempo di conflitti

BOLOGNA, 22 marzo 2022, 19:17

dell'inviata Mauretta Capuano

ANSACheck

Etgar Keret - RIPRODUZIONE RISERVATA

Etgar Keret - RIPRODUZIONE RISERVATA
Etgar Keret - RIPRODUZIONE RISERVATA

BOLOGNA - Ci mette difronte alla dissonanza cognitiva che viviamo rispetto alla guerra in Ucraina lo scrittore israeliano Etgar Keret atteso nella serata conclusiva del secondo giorno della Fiera del Libro per ragazzi di Bologna con la lecture 'Che storie si possono raccontare in tempo di guerra? "Mi sembra una cosa folle: da un lato c'è l'Ucraina che urla 'aiutateci', 'mandateci i soldati' 'ci stanno uccidendo'. E dall'altra parte c'è Biden che dice 'Putin è come Hitler, è un pazzo'. Però noi non facciamo niente. Non vogliamo entrare nel conflitto. Quindi ci troviamo davanti a una situazione in cui la gente in Occidente vuole aiutare l'Ucraina e arriva a fare cose come annullare un evento in cui c'è la Russia, ma questo è un ossimoro: se Putin è come Hitler ed è uno psicopatico non facciamo nulla di utile così" spiega all'ANSA Keret. "Nel mondo vogliamo dare il nostro appoggio all'Ucraina ed è anche per questo che sono venuto alla Fiera di Bologna. Di solito non faccio questo tipo di cose. Metà della popolazione ha messo sul suo profilo Facebook la bandiera ucraina, ma sappiamo che questo serve a poco. Se il popolo ucraino potesse scambiare quello che io dirò nel mio contributo alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna per un elmetto o un arnese di guerra credo che apprezzerebbero" dice con grande ironia.

Keret è venuto a parlare della narrazione in tempo di guerra anche perché è figlio di genitori che hanno vissuto la Shoah, "mia madre ha perso tutta la sua famiglia nel ghetto di Varsavia. Quando vedo i rifugiati dall'Ucraina mi riportano a quello che mi hanno raccontato i miei genitori. Mio padre aveva sempre detto che bisognava paragonare la Shoah ad altre sofferenze, se no era accaduto tutto per nulla e questo è molto giusto. Per me Putin non è Hitler e l'Ucraina non è paragonabile all'Olocausto, penso questo a differenza del mio primo ministro, però mi rifaccio alle storie dei miei genitori e a mio padre che si rifiutava di considerarsi vittima. Non ci si può fermare a i nazisti erano malvagi, noi eravamo quelli che avevano sofferto. Questa è una cosa bidimensionale, mentre bisogna andare sulla tridimensionalità. Come vediamo le cose adesso è il risultato di una certa dissonanza, di una oscurità che abbiamo. Mentre quello che mi hanno raccontato i miei genitori e come lo hanno fatto mi ha dato un senso di responsabilità" spiega lo scrittore israeliano.

E racconta una storia: "mio padre si è nascosto dai nazisti in un buco sottoterra per 600 giorni ma ogni giorno si dava un compito, crearsi un universo parallelo nel quale i nazisti c'erano ma erano contro la gente con i capelli rossi e la storia da inventare era come trovare il modo di salvare quelli con i capelli rossi. E un'altra era che i nazisti cercavano gli ebrei ma quando li trovavano gli davano delle caramelle. Il punto è che se immaginiamo qualcosa quella cosa diventa possibile. La possibilità può far parte della realtà". E questo, per Keret, è quello che manca nella nostra società di oggi dove tutto è dicotomizzato: sulla vaccinazione ci sono repubblicani contro democratici, c'è il gruppo Me Too. Siamo divisi in gruppi o tribù. O sei una cosa o non lo sei. E questo viene dai mass media, dalla tecnologia: o sei amico o non sei amico. Da qui derivano gli atteggiamenti estremisti e vige il sensazionalismo". Inoltre "viviamo in una sensazione sempre di catastrofe, o c'è una tempesta mai vista o lo sfasamento globale. In un giorno siamo passati dal Covid a Putin. Sembra che il passatempo di oggi sia avere delle ossessioni per qualcosa che non riusciamo a controllare, la catastrofe incombente". La verità, per Keret è che "la narrativa di oggi non rispetta l'immaginazione. La storia per noi è funzionale alla realtà e questo porta a un ritorno di questi sentimenti tribali, all'odio e all'ansia" spiega lo scrittore del quale l'ultimo libro pubblicato da Feltrinelli è 'Un intoppo ai limiti della galassia'.
   

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