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>>>ANSA/ 90 anni fa la cucina futurista arrivava nei ristoranti

>>>ANSA/ 90 anni fa la cucina futurista arrivava nei ristoranti

'Abbasso la pastasciutta' il Manifestio culinario di Marinetti

ROMA, 11 dicembre 2021, 14:00

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Paolo Petroni) Novant'anni fa, nel 1931, con una serata a Torino alla taverna Santopalato l'8 marzo tra proclami di squadrismo e discussioni sul fascismo solo di artisti aderenti al futurismo e un menu decorato da Medardo Rosso, poi un'affollata cena a Chiavari del 22 novembre all'Hotel Negrino e quindi l'Aereobanchetto del 12 dicembre a Bologna, una delle ultime battaglie artistiche e politiche di Marinetti e del suo movimento acquista consistenza e si confronta col pubblico.
    E' passato un anno dalla pubblicazione il 15 dicembre 1930 del 'Manifesto della cucina futurista' sulla torinese 'Gazzetta del Popolo', trasformato in libro l'anno dopo, nel 1932, con il titolo 'La cucina futurista' firmato dallo stesso Marinetti e dal poeta e aereopittore Fillia. Al centro della nuova battaglia riassunta nella dichiarazione ''Abbasso la pastasciutta'', che avrà comunque assai meno successo del letterario ''Abbasso il chiaro di luna'', ci si batte contro la ''vivanda passatista'' colpevole di produrre ''fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo'', aggiungendo poi che ''l'abolizione della pastasciutta libererà l'Italia dal costoso grano straniero e favorirà l'industria italiana del riso''. Nella prefazione al libro Marinetti e Fillia scrivono: ''Questa nostra cucina futurista, regolata come il motore di un idrovolante per alte velocità, sembrerà ad alcuni tremebondi passatisti pazzesca e pericolosa: essa invece vuole finalmente creare un'armonia tra il palato degli uomini e la loro vita di oggi e di domani''. E poi in apertura si legge: ''Fin dall'inizio del Movimento Futurista Italiano nel 1909 l'importanza dell'alimentazione sulle capacità creatrici, fecondatrici, aggressive delle razze, agitò i maggiori futuristi. Se ne discuteva spesso tra Marinetti, Boccioni, Sant'Elia, Bussolo, Balla e vi furono in Italia e in Francia alcuni tentativi di rinnovamento cucinario.
    Subitamente il 15 Novembre 1930, l'urgenza di una soluzione s'impose''.
    Nasce così la cena al ristorante Penna d'Oca di Milano, presenti, col prefetto di Milano, l'on. Farinacci e Marinetti, tra i tanti, Repaci, Depero e Prampolini, e un ricco menu tra cui si trovano ''gelato nella luna - lacrime del dio Gavi - brodo di rose e sole - favorito del mediterraneo zig, zug, zUg - agnelli arrosto in salsa di leone - pioggia di zuccheri filati - schiuma esilarante Cinzano e frutta colta nel giardino di Èva''.
    Niente a confronto di ''Timballo d'avviamento - Brodo decollapalato - bue in carlinga - elettricità atmosferiche candite'' servite dal cuoco Bulgheroni alla cena di Chiavari un anno dopo a oltre trecento convitati e resoconti sulla stampa, Corriere della sera in testa. Lo stesso accade poi a Bologna, dove la partecipazione costa ben 20 lire, dove un risotto all'arancio è chiamato ''Rombo in ascesa'' e il vino ''Carburante nazionale''.
    Tante anche le ricette dette dai futuristi ''Formule'' e, accanto al ''Pollofiat'' servito in un ristorante di Torino cotto ripieno di cuscinetti a sfera ''affinché la carne assorbisse il sapore dell'acciaio dolce'' o il ''Porcoeccitato'', ''un salame crudo, privato della pelle, servito diritto in un piatto contenente del caffè espresso caldissimo mescolato con molta acqua di Colonia'' ideato da Fillia e citato nel 'Manifesto', dove è anche il più normale ''Salmone dell'Alaska ai raggi del sole con salsa Marte'', ovvero un trancio di salmone dorato alla griglia assieme a pomodori conditi tagliati a metà, servito con ''sopra filetti di acciuga intrecciati a dama e su ogni trancia una rotellina di limone con capperi'' e infine una ''salsa passata al setaccio di acciughe, tuorli d'uova sode, basilico, olio d'oliva, un bicchiere di liquore italiano Aurum''. Fillia dà anche una sua ''interpretazione sintetica degli orti, dei giardini e dei pascoli d'Italia'' attraverso il ''Polpettone dinamico-futurista'', descritto come un rollé di carne di vitello ripieno di undici diverse verdure, poggiato su tre palle di carne di pollo e un cerchio di salsicce, il tutto cosparso da uno strato di miele. Questo in attesa di avere risposta dalla ''chimica al dovere di dare presto al corpo le calorie necessarie in polvere o pillole, composti albuminoidei, grassi sintetici e vitamine'', secondo quanto auspicato sempre dal 'Manifesto della cucina futurista'.
   

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