GIGI PAOLI, LA VOCE NEL BUIO
(GIUNTI, PP.336, 16.90 EURO)
Nuovo romanzo per Gigi Paoli, scrittore e giornalista
toscano: è La Voce del Buio, edito da Giunti, che unisce tratti
del thriller, dell'horror, del paranormal romance e del noir.
Ambientato in una provincia di montagna, in Trentino, racconta
di anziani che scompaiono, ogni due anni, da una casa di riposo.
A far luce sul caso viene chiamato il professor Piero Montecchi,
docente universitario di neuroscienze forensi e membro del
Cicap, l'ente che controlla le affermazioni sul paranormale. Tra
foreste silenziose, presenze inquietanti e un antico fatto di
sangue che ha sconvolto per sempre il piccolo paese di montagna
teatro della sua azione, il professore dovrà sciogliere i nodi
di una vicenda che sembra trascendere i limiti della
razionalità.
Dopo il giornalista Carlo Alberto Marchi, protagonista dei
primi cinque libri di Paoli, "creare un nuovo personaggio -
spiega l'autore - non era facile. Quando mi è stato proposto da
Giunti, però, mi è subito venuto in mente l'affascinante tema
delle neuroscienze, materia molto attuale e complessa che
studia, anche, le capacità del cervello, strumento che usiamo
strutturalmente poco e conosciamo ancora meno. A questo ho
accoppiato l'argomento del paranormale, delle pseudoscienze, che
sono alla base del lavoro del Cicap, il Comitato italiano per la
confutazione delle affermazioni sul paranormale e sulle
pseudoscienze, che appunto è seguito e curato anche da
neuroscienziati. Ho studiato molto ed è nato così il professor
Piero Montecchi".
Il libro rappresenta un po' una svolta anche per il suo
toscanissimo autore che, dell'ambientazione fiorentina dei suoi
precedenti romanzi, aveva fatto cifra di riconoscibilità: "Con
Montecchi esco dalla mia 'confort zone', ma mi muovo comunque in
altre zone che conosco, fra il nord Italia e la Francia del sud,
perché i lettori si accorgono se scrivi di qualcosa che conosci
davvero, che hai visto. Credo proprio, peraltro, che nel mio
nuovo libro si capirà che ho adorato una serie tv rivoluzionaria
come fu X-Files negli anni Novanta": "Montecchi - conclude - è
più Dana Scully, incredula e logica, che Fox Mulder, certo che
la verità sia là fuori. Ma chissà che non cambi idea".
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