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Trans Daphne Bohemien, stiamo facendo grandi passi indietro

Trans Daphne Bohemien, stiamo facendo grandi passi indietro

Giornata internazionale visibilità transgender, uscito 'Trauma'

ROMA, 31 marzo 2023, 17:44

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Mauretta Capuano) DAPHNE BOHEMIEN, TRAUMA-LA MIA STORIA DI RINASCITA QUEER (SPERLING&KUPFER, PP 185, EURO 18,90). Le persone transgender e tutti quelli che si sentono diversi, sbagliati, "vivono ora un momento molto critico". Lo dice all'ANSA la trans Daphne Bohemien, attivista per i diritti Lgbtqia+ e performer internazionale, nella Giornata della visibilità transgender che si celebra il 31 marzo. Autrice di 'Trauma-La mia storia di rinascita Queer', il suo primo libro, appena uscito per Sperling&Kupfer con la prefazione di Carlotta Vagnoli, Daphne si racconta senza peli sulla lingua tra bullismo, discriminazioni, dipendenze, rabbia, solitudine, fino alla consapevolezza della propria identità trans e oltre. "E' giusto che ci sia questa Giornata, ma la visibilità senza la protezione non è nient'altro che un gioco al massacro e purtroppo in questo ultimo periodo stiamo vivendo una situazione drammatica. Stanno cercando di rendere tutto più complesso e di toglierci quelle poche cose che siamo riuscite ad ottenere. Si sono fatti dei grandi passi indietro e purtroppo la realtà adesso è che stiamo cercando di salvaguardarci come possiamo, facendo rete, cercando di tutelarci a vicenda perché non c'è nessuno che lo faccia per noi" sottolinea Daphne convinta che sia importante raccontare storie diverse e complesse "che invece si tende a schiacciare semplificando tutto per renderlo digeribile. Abbiamo un governo in cui si parla tanto di famiglie e poi vogliono togliere i diritti alle figlie e ai figli delle famiglie omogenitoriali" spiega.
    "Non siamo una linea retta, ma il prodotto di una serie di intersecazioni, una persona nera può esser anche una persona trans o una persona lesbica. Spesso la narrazione che abbiamo si divide in due categorie: quella del dolore che risponde al bisogno di creare dei martiri e l'altra invece è la narrazione dell'amore, vali solo se poi hai trovato l'anima gemella, se hai messo su famiglia, se ti sei sposata, se ti sei adeguata agli standard. Ma dobbiamo prendere tutti gli aspetti delle persone e non solo quelli che ci fanno comodo e che sono facili da raccontare" sottolinea Daphne. "Sono trans, gender fluid per cui il mio genere è cambiato e continuerà a cambiare nel tempo. Sono una persona sieropositiva, una condizione che con la scienza siamo arrivate a vivere tranquillamente, ma lo stigma è ancora fermo all'epidemia degli anni Ottanta-Novanta per cui molte persone non riescono a fare coming out. Mi considero in realtà una persona complessa come ce ne sono tante e come in realtà siamo tutte. Solo che io ho un po' più di consapevolezza" dice ripercorrendo la storia raccontata in 'Trauma'.
    "Avevo bisogno di raccontarmi in maniera cruda, vera, sincera, anche disperata, fuori dagli stereotipi. Il mio libro non è facile da leggere per diversi motivi tra cui i miei pronomi che continuano a cambiare di volta in volta. Ma la vita di una persona trans è così, non è un bottone che accendi e spegni" sottolinea.
    Con le nuove generazioni manca, secondo Daphne, una linea di informazione: non c'è a livello scolastico, di autorità. Le nuove generazioni devono ringraziare i social grazie ai quali c'è una conoscenza maggiore, c'è la possibilità di creare rete, ci sono persone che fanno attivismo e divulgazione". E c'è anche bisogno di un linguaggio "che includa tutte le possibilità". Per questo Daphne ha deciso di utilizzare il termine Drug+: "un modo per parlare di Drug a livello più ampio perché anche ridurre tutto a Drug Queen e a Drug King significa vivere il Drug come qualcosa di binario e invece è assolutamente libero". E per il futuro cosa si augura? "Un governo diverso, di non avere più paura e che le nuove generazioni possano crescere sapendo veramente che cosa significa la parola libertà" afferma.
   

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