"Un po' miracolosamente il piacere
nello scrivere che provavo da giovane è rimasto ancora oggi". Lo
ha detto l'autore tanzaniano naturalizzato britannico Abdulrazak
Gurnah nel suo discorso di accettazione tenuto a Londra del
premio Nobel per la Letteratura, dopo che ieri aveva ricevuto la
medaglia del prestigioso riconoscimento presso la residenza
dell'ambasciatore svedese nella capitale britannica. Nella sua
'lecture' lo scrittore ha ringraziato l'Accademia svedese per il
"grande onore" ricevuto e ha ripercorso la sua vita segnata dal
trauma del periodo da rifugiato, quando aveva dovuto abbandonare
la famiglia e lasciare la Tanzania a causa della repressione
contro il suo gruppo etnico per trasferirsi nel Regno Unito,
dove tuttora vive. Quell'esperienza del trovarsi in un altro
Paese è stata determinante: "È stato lì, nella mia nostalgia di
casa e in mezzo all'angoscia della vita da sconosciuto, che ho
iniziato a riflettere su tante cose che prima non avevo
considerato. Fu da quel periodo, da quel prolungato periodo di
povertà e alienazione, che cominciai a scrivere in un altro
modo". La sua produzione letteraria è stata rivolta alla ricerca
dell'identità proteggendola dal razzismo, al difficile
inserimento in una società nuova e spesso ostile, agli effetti
del colonialismo, per poi proseguire ed evolvere. "Scrivere non
riguarda una cosa, non riguarda questa o quella questione, o
questa preoccupazione o un'altra, e poiché concerne la vita
umana in un modo o nell'altro, prima o poi la crudeltà, l'amore
e la debolezza diventano il suo argomento".
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