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Ozon, in 'Peter Von Kant' io come Fassbinder

Ozon, in 'Peter Von Kant' io come Fassbinder

Trasformò la sua vicenda personale in una storia lesbica

BERLINO, 10 febbraio 2022, 19:31

di Francesco Gallo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Ho fatto questo film anche per un'intuizione, ovvero che il testo originale di Fassbinder fosse una sorta di autoritratto, incentrato su una delle sue appassionate storie d'amore. Insomma nel film LE LACRIME AMARE DI PETRA VON KANT, Fassbinder ha trasposto la sua triste storia d'amore per l'attore Günther Kaufmann. Lui ne fece allora una storia d'amore lesbica tra una stilista e la sua modella, io ho invece reso Peter un regista che si innamora del suo attore e questo per meglio identificarmi con il personaggio". Così oggi al Festival di Berlino François Ozon che con il suo film PETER VON KANT aprirà stasera questa 72/a edizione in versione ridotta, in termini di film e durata, e sotto l'ombra del Covid. Appunto una libera interpretazione del capolavoro del 1972 di Rainer Werner Fassbinder 'Die bitteren Tränen der Petra von Kant', con un cast composto da Denise Ménochet, Isabelle Adjani, Khalil Gharbia, Hanna Schygulla e Stéfan Crépon. Che succede nel film che sarà distribuito in Italia da Academy Two? Il corpulento e sanguigno regista di successo (interpretato dal credibilissimo Ménochet) che vive nel suo appartamento con il suo filiforme (anche caratterialmente) assistente Karl, da lui maltrattato ogni secondo con vera passione, conosce ad un certo punto, grazie alla sua amica attrice Sidonie (Adjani), Amir (Gharbia), un giovane molto bello e smart di cui subito si invaghisce. Gli propone così di fare l'attore pur di averlo tutto per sé, ma quando Amir poi ha successo (viene chiamato a un certo punto da Franco Zeffirelli) prende il volo. Questa la storia nella sua essenza, ma il film di Fassbinder, pieno di sussulti e sospiri, tratteggia poi, in maniera melodrammatica e filosofica allo stesso tempo, le dinamiche della passione d'amore in una prospettiva di potere, di dialettica 'servo-padrone' che il regista aveva rubato da Hegel. Da qui le lunghe melodrammatiche attese da parte di Peter di una telefonata del suo amato, le infinite richieste di avere conferma di essere ricambiato e le furie ad ogni delusione o rifiuto. Nel segno di quella filosofia fassbinderiana che credeva che l'amore fosse solo uno strumento di controllo dell'altro e, soprattutto, che "tutti gli uomini uccidono ciò che amano". Cosa lega Ozon a Fassbinder? "È un regista che ha una visione del mondo che mi ha sempre affascinato. Nel film originale c'era una teatralità molto forte e io volevo invece ci fosse più empatia. Fassbinder insomma non è un regista amichevole come non lo sono i suoi film. Volevo che lo spettatore provasse sentimenti diversi nei confronti di Peter: a volte è spregevole, a volte commovente, a volte grottesco e accattivante". Perché in fondo Fassbinder è poco amato dai tedeschi? "Forse - replica Ozon - per la sua violenza difficile da accettare, per le sue provocazioni e anche perché per certe cose è stato profetico. Penso, ad esempio, alla forza dirompente del suo corto all'interno del film a più voci GERMANIA IN AUTUNNO in cui il regista tedesco si racconta nel suo appartamento con sua madre e la sua amante, costringendole a dare un'opinione sulla situazione nella società tedesca e sul terrorismo, intrecciando intimo e politico".

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