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Guillermo Del Toro, il sogno americano è un generatore di incubi

Cinema

Guillermo Del Toro, il sogno americano è un generatore di incubi

Firma noir La fiera delle illusioni, con Cooper, Blanchett, Mara

ROMA, 03 dicembre 2021, 12:49

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"L'oscurità attende chi la cerca". E' la frase che segna l'intero racconto di La fiera delle illusioni - Nightmare Alley, viaggio nel noir firmato da Guillermo Del Toro, che ritrae i 'mostri' dell'anima e riporta in un un'America di fine anni '30 - inizio anni '40, tra fiere itineranti e alta società, capace di evocare anche la società di oggi. Interpretato da un cast che comprende Bradley Cooper (anche coproduttore), Cate Blanchett, Toni Collette, Rooney Mara, David Strathairn, Willem Dafoe, Richard Jenkins, Ron Perlman, Mary Steenburgen, il film arriverà negli Usa il 17 dicembre (i critici già ipotizzano varie nomination agli Oscar) e in Italia il 27 gennaio con Walt Disney Company Italia.
"Il noir è un genere che ho sempre amato", spiega negli incontri in streaming con la stampa internazionale Del Toro, grande ammiratore di maestri letterari del genere, come "McCain, Westlake, Hammer, le detective story sulla rivista Black mask, Worwick, fino al neo noir, con autori come l'italiano Massimo Carlotto o in Messico Paco Ignacio Taibo". Il noir, "come l''horror, strappa via i veli dell'apparente normalità, espone a quesiti morali molto puri. E' un genere/parabola e riflette in modo molto diretto il periodo a cui appartiene".
Il film è l'adattamento di un romanzo un po' dimenticato, Nightmare Alley edito nel 1946 (in Italia è uscito quest'anno con Sellerio), storia sulfurea scritta da William Lindsay Gresham, morto suicida (aveva da poco scoperto di avere il cancro) nel 1962, dopo una vita minata da malattie e dipendenze.
Il libro era già stato portato sul grande schermo nel 1947 da Edmund Goulding con Tyrone Power protagonista (nella sua versione Del Toro ha voluto come omaggio ci fosse Romina Power, figlia di Tyrone, per un cameo). Il racconto ruota intorno a un 'homme fatale', l'affascinante e enigmatico Stanton Carlisle (Cooper), vagabondo dal passato oscuro, e tre donne forti: "ognuna a modo proprio dà volto a un archetipo, l'ingenua (Mara), la femme fatale (Blanchett, che tra look e savoir faire, richiama una regina del noir come Barbara Stanwyck, ndr), la donna concreta con un cuore d'oro (Collette). Io vedo in ognuna una dimensione quasi da supereroina, anche perché riescono tutte e a sopravvivere all'incontro con Stan". Sono tutte in grado "di vedere chi lui sia realmente, per quanto sperino sia qualcosa di diverso" aggiunge il cineasta vincitore di due Oscar. Anche per questo "ho pensato a Bradley Cooper per il protagonista. Stan sembra una stella del cinema anni '30, gli altri proiettano in lui ciò che vorrebbero vedere".
Per Rooney Mara, uno dei punti di forza del film è proprio "il fatto che Guillermo non metta in scena uno solo archetipo di donna, come spesso succede, ma tre differenti, e che risultino donne vere, concrete, e umane". Il suo personaggio, Molly, "è capace di avere una profonda umanità e compassione per chiunque incontri, fino al punto quasi di danneggiarsi". Stan pensa di poter svoltare quando, nel luna park itinerante dove trova lavoro a fine anni '30, conosce la chiaroveggente Zeena (Collette) e suo marito Pete (Strathairn), ex mentalista famoso. Dal maestro dell'illusione infatti il protagonista impara 'trucchi' capaci di farlo sembrare un abilissimo sensitivo. Una nuova vita, inizialmente di grande successo tra night club esclusivi e suite d'albergo, alla quale dà il via insieme all'innocente Molly (Mara) pronta a seguirlo nei suoi sogni. L'inquieto Stan, tuttavia, vuole di più e decide di tentare una grande truffa ai danni di potenti esponenti dell'alta società di Buffalo (New York) guidato dall'algida psicanalista Lilith Ritter (Blanchett). "Penso che il sogno americano sia un incredibile generatore di incubi" sottolinea Del Toro. Nel film, il protagonista "è sempre a due passi dal perdere tutto, perché lo ha basato su delle bugie, non ha lo scudo della verità". Un concetto che risuona anche per Del Toro come autore: "Cerco sempre di mettere della verità in quello che faccio, di restare fedele a me stesso". Le domande che si pone il protagonista "sono le stesse che mi pongo io come storyteller. C'è un po' di me in tutti questi personaggi". Del Toro ha voluto permeare il film "anche con le ansie che viviamo nel mondo di oggi, nel quale siamo costantemente chiamati a distinguere tra bugie e verità, e c'è un gran bisogno di essere riconosciuti per quello che siamo".
   

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