"Aiutatemi mio figlio sta male, devo correre in ospedale". Si è avvicinata pronunciando queste parole ai carabinieri, che stavano svolgendo una attività di controllo in strada, la madre 33enne di un neonato di appena 20 giorni. Il piccolo sanguinava e la situazione agli uomini dell'Arma della Compagnia di Frascati è apparsa subito gravissima.
La corsa in ospedale a bordo di una ambulanza del 118, allertato dalla donna alcuni istanti prima, è infatti risultata vana. Il bimbo, di nazionalità nigeriana, è morto a causa di una violenta emorragia. I medici del pronto soccorso del policlinico di Tor Vergata non hanno potuto fare altre costatarne il decesso. Secondo quanto accertato dagli inquirenti il bimbo presentava ferite compatibili con una circoncisione rituale effettuata in casa.

La madre è stata ascoltata per ore dai carabinieri di Colonna, centro alle porte della Capitale, per cercare di ricostruire quanto avvenuto. Sulla vicenda la Procura di Velletri ha aperto un fascicolo di indagine per omicidio colposo e disposto l'autopsia. L'esame autoptico potrebbe, infatti, risultare determinate a chiarire le cause della morte anche se le lesioni individuate dai medici sul corpo del neonato non lascerebbero dubbi. La tragedia si è consumata all'interno dell'appartamento dove la donna vive da sola, il marito è all'estero. Gli inquirenti non escludono che la circoncisione sia stata effettuata dalla stessa donna che, visibilmente sconvolta dopo avere appurato il tragico destino del piccolo, non è stata in grado di fornire elementi di chiarezza. Chi indaga vuole accertare se oltre la donna ci siano anche altre persone coinvolte.
Il dramma di Colonna ricorda quanto avvenuto il 23 dicembre del 2018 a Monterotondo, sempre in provincia di Roma. Un bimbo di due anni, anche lui di origini nigeriane, morì a causa di una emorragia. In quel caso a praticare l'operazione in casa sarebbe stato un sedicente medico, anche lui immigrato. Il fenomeno delle circoncisioni clandestine riguarda migliaia di bambini ogni anno e alcune stime parlano di circa 2-3 mila ogni anno in Italia. Spesso si tratta di pratiche effettuate senza avere conoscenza medica e soprattutto in precarie condizioni igieniche.
