Le denunce per i crimini d'odio
sono passate dalle 473 del 2013 alle 1.119 del 2019. Tra queste
spiccano le violenze nei confronti delle donne, ma anche quelle
legate alla xenofobia o all'ordinamento sessuale, con l'apice
terribile degli 84 femminicidi registrarti nei primi nove mesi
del 2021.
"I crimini d'odio possono essere collegati ad un linguaggio
d'odio. Occorre dunque reprimere i discorsi d'odio quando siano
realmente pericolosi": è quanto emerso dal convegno organizzato
a Cagliari in occasione del congresso nazionale di Area
Democratica per la Giustizia dalla componente progressista della
magistratura e con la partnership di Giulia Giornaliste.
"Il pericolo è reale - ha detto in estrema sintesi Luciana
Goisis, docente di Diritto Penale Università degli Studi di
Sassari - per questo occorre perseguire e limitare l'uso del
linguaggio d'odio che non può essere legittimato dalla libertà
d'espressione". Ad aprire i lavori del convegno è stata Maria
Mura, presidente sezione civile Corte d'Appello di Cagliari,
mentre vari relatori - tra i quali il giurista Angelo Schillaci
- hanno chiarito i rischi legati all'incitazione all'odio,
moderati dal giudice Stefano Celentano.
"Non serve solo una reazione repressiva, ma anche culturale. Io
conosco bene la portata di questa sfida: da circa 8 anni, mio
malgrado, sono stata oggetto mio malgrado di una campagna
d'odio, organizzata dalla politica", ha detto l'ex presidente
della Camera, Laura Boldrini, intervenuta in streaming. "Non si
convive con la violenza abbassando la testa - ha aggiunto - ma
bisogna denunciare. La magistratura deve perseguire, non si può
lasciare perdere. Quello che succede nella rete è reale, non ci
si può fermare alle difficoltà delle indagini. Io quando ho
finito il mio mandato di presidente ho deciso di denunciare chi
ha allestito contro di me una campagna d'odio e al vertice della
piramide dell'odio ci sono le donne".
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