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Ingv, oltre 93.000 scosse dal 24 agosto 2016

Un evento 'raro' in un Paese sismico

   Quella che si è attivata il 24 agosto 2016 in Italia Centrale è stata una sequenza di eventi che da allora ha fatto registrare più di 93.000 scosse, relativamente rara per le modalità nelle quali si è manifestata. In anni 'tranquilli' in Italia si generano infatti, in media, solo fra 10.000 e 15.000 scosse.

    Tutto è cominciato alle 3:36 del mattino del 24 agosto 2016 nella provincia di Rieti, con un terremoto di magnitudo 6,0 con epicentro presso Accumoli; due mesi più tardi, alle 21:18 del 26 ottobre, la stessa sequenza ha provocato un sisma di magnitudo 5,9 tra le province di Macerata e Perugia; nella stessa zona alle 7:40 del 30 ottobre è arrivato il terremoto più forte, di magnitudo 6,5; ancora un lungo intervallo e tra le 9:25 e le 10:25 del 18 gennaio 2017 si sono susseguiti tre terremoti di magnitudo superiore a 5 tra le province de L'Aquila e Rieti.

    E' stata una sequenza "mai vista", avevano detto alcuni sismologi. "La rottura della faglia non è avvenuta in un elemento singolo, ma in più blocchi", ha osservato il presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni. "Complessivamente - ha proseguito - dal 24 agosto al 18 gennaio sono avvenuti 9 eventi di magnitudo maggiore o uguale a 5, mobilizzando oltre 6.000 chilometri cubi di crosta terrestre: senza dubbio è stata un'occasione importante per capire i terremoti nelle aree dove la crosta si dilata, come avviene lungo l'Appennino, che nella sua parte centrale si espande di circa 40 centimetri al secolo". Nel passato della penisola italiana, sequenze simili sono state probabilmente piuttosto comuni, come quelle che avvennero nel 1703, sempre in Italia centrale e nel 1783 in Calabria.

    Per esempio, Doglioni ha visto nelle caratteristiche della sequenza, la conferma della sua teoria, secondo la quale la gravità esercita un ruolo dominante nei terremoti di tipo estensionale, provocando il collasso di vere e proprie fette di crosta. "E' un modello - ha rilevato - al quale mi riferisco come ricercatore e non come presidente dell'Ingv, pubblicato assieme ad altri colleghi su Scientific Reports di Nature, che spiega per esempio perché la sequenza sismica sia durata molti mesi, in quanto la crosta continua ad adagiarsi verso il basso, in favore di gravità, fino a che non trova una nuova posizione di equilibrio". 

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