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Un "Onegin" con un grande Wellber al Massimo di Palermo

Un "Onegin" con un grande Wellber al Massimo di Palermo

Applausi per il maestro, qualche riserva su costumi e regia

PALERMO, 20 maggio 2023

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Omer Meir Wellber - RIPRODUZIONE RISERVATA

Omer Meir Wellber - RIPRODUZIONE RISERVATA
Omer Meir Wellber - RIPRODUZIONE RISERVATA

Come si soffre per amore quando si è giovani, e l'amore si accompagna sempre alla tristezza, alla illusione, al sogno di un uomo, creatura e proiezione della nostra anima. E il risveglio non può che essere brutale, e non si può tornare indietro. Tutto questo è l' "Evgenij Onegin" di Cajkovskij, in scena al Teatro Massimo da ieri sera. Lo spettacolo è stato dedicato a Gioacchino Lanza Tomasi, scomparso la settimana scorsa. "Figura centrale nel mondo della musica e dell'arte - ha voluto ricordare il sovrintendente Marco Betta - eccellente musicologo, e artefice di indimenticabili iniziative".
    Una serata straordinaria dal punto di vista musicale. La bellissima partitura è molto sinfonica ed esalta la magistrale direzione d'orchestra, non una delle infinite sfumature va persa e Omer Meir Wellber passa con sapienza dalla passione ardente alla tenerezza, segnando quell'andare e venire delle cellule musicali, che descrivono i tipici struggimenti di un'anima giovane e innamorata, i "crescendo" tormentati e quel tornare su se stessa della felice armonia che veramente è un capolavoro del genio russo, anche nella perfetta aderenza dei versi alla musica. L'orchestra lo segue con passione. Il cast è di ottimo livello, il coro diretto da Salvatore Punturo, applaudito a scena aperta. Su tutti spiccano il tenore Saimir Pirgu, nel ruolo di Lenskij, che come Puskin morirà in duello, Carmen Giannattasio è la protagonista femminile, Tatiana, voce calda e ben piantata, assai adatta al ruolo, magnifica nella lunga aria del primo atto, e il principe Gremin, Giorgi Manoshvili. Ma anche gli altri sono da ricordare: Onegin è il baritono polacco Artur Rucinski, Olga è Victoria Karkacheva, Larina la madre, Helene Schneiderman, Margarita Nekrasova è la Tata. Tutti decisamente bravi, non escluso il divertente Monsieur Triquet, un animatore della festa, venuto dalla Francia. Ma i costumi dicono che siamo nei primi anni 50 del 900 e allora siamo nell'Urss di Stalin? Per carità nessuno chiede il realismo. Il simbolismo, forse, quando è necessario, il cambio d'epoca, figuriamoci, ormai è consuetudine. Ma coerenza e logica sono irrinunciabili. I costumi minimalisti, poveri della borghesia anni 50, certamente non in Urss, non si addicono alla storia voluta da Cajkovskij. Le scene sono di Amber Vandenhoeck, i costumi di Sanne Oostervink. Siamo in campagna prima, con tre rocce fatte di cartapesta, un albero appena accennato, poi nella sala da ballo del principe Gremin abbiamo solo una lunghissima tenda bianca. Nient'altro, il valzer? Lo abbiamo in orchestra ma in scena no. Che dire della regia? Salutata con applausi e qualche "buu". Il ballo tra Olga e Onegin viene quasi nascosto dietro il coro, e così chi non conosce la storia, non capisce nulla. Insomma tutto il peso dello spettacolo ricade dunque sulla magnificenza della musica che viene restituita dalla sensibilità del maestro Wellber.
    E poiché "Onegin" è l'opera del destino, al destino ci appelliamo perché conservi a Palermo questo grande musicista. In scena fino al 25 maggio.
   

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