Il comune di Pantelleria lancia
l'evento "Zibibbo è Pantelleria", una full immersion di tre
giorni, dal 5 al 7 maggio prossimi, dedicati alla vite e alla
vita sull'isola mediterranea. Lo Zibibbo è il vino principe di
Pantelleria da secoli se non da millenni. Alcune vicissitudini
legate al nuovo disciplinare di produzione della Doc, la
situazione produttiva dell'isola, la diminuzione delle
produzioni, il prezzo basso dell'uva, la tutela dell'alberello
basso quale patrimonio Unesco insieme al giardino pantesco e ai
muretti a secco, il rapporto e il legame da migliorare fra mare
e terra, lo sviluppo di un turismo escursionistico, il lavoro
dei giovani, la nascita e lo sviluppo di imprese agricole a
conduzione giovanile, il recupero di vigne e terreni
abbandonati, i problemi legati al clima e alla siccità, la
valorizzazione dei dammusi con tanti villeggianti noti che
aiutano l'economia dell'isola, lo sviluppo di prodotti agricoli
per l'alimentazione come capperi, olive, olio evo, erbe
officinali e aromatiche, sono tutti temi che si dibatteranno
nella sala del Comune.
Alcune decisioni prese dagli organi di tutela hanno scatenato
una contrapposizione fra i viticoltori puri panteschi e le
grandi cantine imbottigliatrici approdate sulla Perla Nera. Da
un lato la voglia di acquistare l'uva pregiata e dall'altro la
certezza di vendere l'uva prodotta. Uno squilibrio fra domanda e
offerta che abbassa il valore dell'uva. Il tutto si ripercuote
sul consumatore: etichette che confondono, non tradizionalità
nella produzione, disciplinari incrociati che aiutano a
camuffare etichette e vini, sul mercato pezzi troppo diversi fra
il famoso passito e il vino liquoroso. Entrambi con la stessa
denominazione Pantelleria e uve di Zibibbo. Il tutto accentuato
dal fatto che la Sicilia ha 2500 ettari impiantati di Zibibbo
contro i restanti 400 di Pantelleria (60 anni fa erano 5000).
Vincenzo Campo, sindaco di Pantelleria, da anni fautore di
una "chiarezza senza battaglie dannose per tutti", con Regione,
Consorzio e Ministero si batte perché il gioiello della
"famiglia dei panteschi e di nessun altro" venga tutelato,
difeso e valorizzato, che sia in mano ai piccoli viticoltori e
imbottigliatori, che sia strumento di attrazione turistica e non
di commercio nei supermercati o discount.
Giampietro Comolli, uno dei più grandi esperti negli anni di
consorzi e vini Doc, intende proporre una soluzione pratica,
semplice, già fattibile, al posto della superflua fascetta Doc:
"Sarebbe sufficiente partire all'inizio con 100-150.000
bottiglie di produzione speciale, etichettate in modo diverso,
puntando e reclamando la tutela di uno "Zibibbo Classico" Docg
Naturale Passito Dolce, cioè quello antico e in terra
antichissima, che abbia la possibilità di essere messo sul
mercato con un marchio unico "pantesco" e un costo al
consumatore finale corretto, giusto, remunerativo, confacente
alla qualità e alla garanzia".
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