(ANSA) - PALERMO, 17 LUG - Paolo Borsellino era visto dalla
diplomazia Usa come il "nuovo simbolo della speranza". Nei
dispacci inviati a Washington, e ora declassificati, viene
perciò espressa la preoccupazione che la strage di via D'Amelio
rappresenti un colpo alla credibilità dell'Italia, il fallimento
di una politica incapace di sconfiggere la mafia. Quelle carte
di trent'anni fa che descrivono il caos e le reazioni del Paese
vengono alla luce per la prima volta nel libro di Andrea Spiri
"The End 1992-1994. La fine della prima Repubblica negli Archivi
segreti americani" edito da Baldini & Castoldi.
Spiri, che è un docente di Storia dei partiti politici,
riporta i messaggi firmati dall'ambasciatore Peter Secchia e
quelli del console Richard Mann. È proprio Mann a chiedersi con
un tono pungente: "Dove sono finiti i decreti antimafia varati
dal governo Andreotti all'inizio di giugno?". Il diplomatico poi
descrive l'atmosfera pesante di Palermo, il malessere dei
poliziotti del reparto scorte e la rabbia degli agenti che
prende di mira "alti funzionari dello Stato" fatti oggetto di un
lancio di monetine all'uscita dalla prefettura. Non manca un
riferimento a un'opinione pubblica "stanca dell'influenza
mafiosa che pesa sul futuro" e alla caduta di credibilità del
governo e del sistema politico che "la gente valuta nel loro
fallimento" anche se si fa strada "l'idea che i siciliani stessi
aiutino la mafia a perpetuarsi". Agli occhi della diplomazia
americana si pone quindi un "quadro desolante" dominato dalla
pervasività delle infiltrazioni tanto che si mette in
discussione "l'effettiva volontà dei politici di combattere il
crimine organizzato".
Il fatto positivo per gli americani è che si coglie nel Paese
un "nuovo sussulto della gente contro la mafia, simile a quello
che negli anni Settanta ha preceduto il grande sforzo del
governo - coronato da successo - contro le Brigate Rosse". Altro
segnale positivo viene dal fatto che la recrudescenza
dell'offensiva mafiosa "non viene più valutata come un normale
aspetto del vivere civile". La mafia è diventata un corpo
sociale estraneo, una "cosa a parte", una "piovra" da eliminare
per consentire al Paese di andare avanti. Lo sguardo americano
si sofferma poi sulla penetrazione della mafia nei mercati e sul
riciclaggio dei profitti mafiosi al Nord". È quello che stanno
rivelando i magistrati di Mani pulite. Antonio Di Pietro, che su
questo versante si è portato avanti, rivela di avere ricevuto
notizia, dopo l'arresto di un politico di piccolo calibro, di un
attentato preparato contro di lui e contro Borsellino nel
periodo tra il 16 e il 26 luglio". Ma la diplomazia Usa è
scettica. "Di Pietro - si legge nella relazione del console
Semler - mi è sembrato alquanto tranquillo per essere un uomo
che figura al secondo posto nella lista delle persone da
uccidere". La diplomazia Usa non crede insomma che la mafia
possa arrivare a tanto per l'arresto di un politico di seconda
fila. (ANSA).
Borsellino: diplomazia Usa,le colpe della politica
Nei dispacci declassificati critiche a credibilità dell'Italia
