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Una serata dedicata al "Cabaret" al Massimo di Palermo

Una serata dedicata al "Cabaret" al Massimo di Palermo

Il 4 dicembre il maestro Wellber e l'attore e cantante Tomasini

PALERMO, 01 dicembre 2022, 15:38

Redazione ANSA

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Il Teatro Massimo di Palermo diventa 2.0 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Teatro Massimo di Palermo diventa 2.0 - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Teatro Massimo di Palermo diventa 2.0 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una serata interamente dedicata al "Cabaret", il 4 dicembre alle 20,30 al Teatro Massimo di Palermo per la Stagione concertistica. Il Kabarett tedesco, il Music Hall anglosassone, il Vaudeville americano e il Café Chantant francese per una serata all'insegna dell'imprevedibile, fino alla comicità di Ettore Petrolini. Protagonisti sono Omer Meir Wellber che con le sue scelte mette in scena una vera e propria drammaturgia musicale, Ernesto Tomasini, attore e cantante, Hila Baggio, soprano israeliano, che intonerà in yiddish alcune canzoni di Cabaret in voga a Varsavia negli anni venti. Wellber, direttore musicale del teatro, sarà al pianoforte e alla fisarmonica, accompagnato da un quartetto d'archi, Silviu Dima e Gioacchino Di Stefano ai violini, Rosario D'Amato alla viola e Giuseppe Nastro, primo violoncello del Teatro Massimo. Wellber trova sempre l'occasione per mettere in evidenza alcuni elementi dell'orchestra che dirige stabilmente. Tomasini è un cantante raro, nato a Palermo, la sua voce ha un'estensione di quattro ottave, può cantare ruoli maschili e femminili e già lo abbiamo sentito in un concerto di Capodanno vestire e cantare il ruolo di Violetta. Ha vissuto a Londra per molti anni "Proprio a Londra ho avuto insegnanti di canto e recitazione- racconta l'artista- ho lavorato molto nei musical dei teatri del west-end, ho interpretato "Chicago". Poi la fama è arrivata con "One man show", spettacolo su le voci dei castrati dei bambini, dal 1700 fino all'ultimo castrato del 1922. Identità di genere? È un problema oggi di gran moda, ma esiste certamente da più di un secolo. Ci sono canzoni del 1906 che mostrano l'urgenza di molti artisti di ribellarsi di fronte all'etichetta da dare a un essere umano. Mi innamoro sempre della personalità, uomo o donna non mi interessa. Dietro questa non specificità si cela una sofferenza, una vaghezza che a sua volta nasconde una ribellione. E quando dici ribellione dici Cabaret. In fondo il Cabaret ha la dimensione della denuncia, sempre, e la possibilità di esprimere la schizofrenia di questo nostro mondo.
    Le canzoni del Cabaret frammentano il suono, sono un mix di recitazione, una vera performance per portare fuori gli orrori che ci circondano. Poi nel sud d'Italia ha preso connotazioni comiche o di satira anche violenta, ma ormai credo sia scomparso. E' certo che il Cabaret prende declinazioni diverse a seconda dei paesi da cui proviene e qui ne avremo parecchi esempi, e non c'è mai una quarta parete, il dialogo è diretto, col pubblico. Perchè sento il bisogno di teatralizzare tutto? Ho fatto sempre così, forse è una difesa, una lieve consolazione. Il 7 dicembre esce nelle sale un film , "Ciurè", che mi vede protagonista, sarò una vecchia maitresse che ha a che fare con la malavita".
   

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